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Atri, la campagna elettorale entra nel vivo. E si comincia dall’ospedale

Atri. L’ospedale San Liberatore torna al centro della discussione. Questa volta, però, diventa oggetto di attenzioni a soli, ed evidenti, fini elettorali. Nulla di strano, si direbbe, se non fosse che la salute, almeno in teoria, dovrebbe rimanere fuori dai giochi politici. Ma questa, si diceva, è pura teoria. Nella realtà capita molto altro.

Capita ad esempio che qualcuno smentisca in continuazione le tesi disfattiste, che vedono il nosocomio atriano “vittima” di una lenta decadenza. Salvo poi andare, poco dopo, in quello stesso ospedale per rassicurare gli operatori. Rassicurare per cosa? Non andava tutto bene? Ah, vero, siamo in campagna elettorale.

E capita anche che, chi nei mesi scorsi si è battuto, non certo da solo, per accendere i riflettori sulla questione ospedale, senza risparmiarsi accuse di “allarmismo”, oggi non ci stia affatto a questi repentini cambiamenti da parte di colui, o coloro, che li hanno anche “dileggiati” per la battaglia che stavano portando avanti.

Andiamo ai nomi ed ai cognomi. A puntare il dito contro il sindaco Gabriele Astolfi, neo confermato per il suo secondo mandato, sono le segreterie politiche di Pd, Idv e Udc.

“Dopo avere fatto finta di niente per cinque anni, anzi insultando e dileggiando coloro che denunciavano il sistematico depotenziamento del presidio ad opera dei suoi complici politici (Chiodi, Varrassi e Venturoni) si è improvvisamente accorto, a due mesi dalle elezioni, che il problema esiste eccome” tuonano in una nota. “Ed allora si è esibito nella sua gag migliore: ‘A frà che ve serve? Ci penso io!’. La cosa più grave” aggiungono “è che in soccorso del sindaco si è presentato il direttore sanitario aziendale, Camillo Antelli. La faccia tosta politica del sindaco uscente non fa meraviglia, anche se non ci stancheremo mai di ricordare a tutti quello che è avvenuto negli ultimi cinque anni. Ma è sicuramente improprio e disdicevole che il direttore sanitario di un’azienda pubblica si presti a questi scopi. Anzi, ed attendiamo una risposta, ci chiediamo se sia lecito, visto che il suo stipendio lo paghiamo noi tutti. D’altra parte dopo la farsa della cacciata (finta) di Varrassi c’è d’aspettarsi di tutto. Il vero ringraziamento va, non certo a chi opera per propaganda, ma al personale del nosocomio che ogni giorno, tra le mille difficoltà, frutto del malgoverno regionale e comunale, continua a garantire in maniera dignitosa e con grande professionalità i servizi ai cittadini”.