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La protesta degli studenti teramani scende in piazza: in 4mila per dire no ai tagli all’istruzione. FOTOGALLERY

Teramo. C’è chi li guarda e accenna un ironico sorriso e chi, invece, al passaggio di alcuni di loro, pronti a raggiungere il gruppo, passando per il corso, li guarda e, rivolto ad un’anziana signora, “consiglia”: “ti conviene passare per le strade laterali, stanno arrivando gli studenti”…

Ma che idea hanno i teramani dei loro giovani concittadini? Già li immaginano “armati” di pesanti striscioni che, come per magia potrebbero trasformarsi in mazze pronte a colpire? O forse sono assuefatti dalle immagini che da due giorni stanno facendo il giro del web e delle tv. Le immagini degli scontri che hanno visto protagonisti proprio gli studenti, insieme ai poliziotti. Ma quella è un’altra storia. Lì i giovani studenti non c’entrano. Perché, come al solito, a prendere il sopravvento sono stati i violenti, che del disegno di legge Aprea non sanno nulla. Vuoto assoluto.

Oggi, invece, a Teramo, è scesa in piazza la parte più sana della scuola. Quella che rivendica i propri diritti, ad una scuola pubblica, alla portata di tutti e senza tagli. “Perché tagliare l’istruzione significa uccidere il futuro”, sostengono.

Erano più di quattromila (dati bipartisan, confermati da questura e organizzazione) oggi in piazza. Un corteo pacifico, partito alle 9.30 da piazza Dante e che ha poi percorso, lentamente, il corso San Giorgio, fino ad arrivare in piazza Martiri della Libertà. Ad “accompagnarli” gli agenti di polizia. Nessuno scontro, nessun incidente. Tutto è filato liscio. C’era solo la rabbia, tanta, di giovani pronti a lottare pur di non cedere il loro futuro nelle mani dei potenti. Puntano il dito contro il premier Monti, i ministri Cancellieri e Profumo, come simbolo, scelgono il palazzo della Prefettura: “Non serve a niente”, urlano!

Sono gli studenti delle scuole superiori teramane, alcune hanno raggiunto il capoluogo dalla provincia, Giulianova e Roseto solo per citarne alcune. Ma ci sono anche gli universitari, l’Udu in prima linea ed il Collettivo Studentesco.

“Abbiamo gridato il nostro dissenso contro i continui tagli al diritto allo studio che stanno falcidiando l’istruzione pubblica” si legge in una nota dell’Unione degli Universitari teramana. “Se distruggere l’Adsu voi volete con noi i conti farete”, si leggeva su uno striscione, con chiaro riferimento alle recenti vicende che hanno visto protagonista l’assessore regionale Paolo Gatti, con il suo progetto di legge finalizzato all’unificazione dell’Adsu in un unico ente. “Un vero e proprio colpo di mano” ricorda Monia Flammini, responsabile Udu Teramo “che siamo fortunatamente riusciti a sventare”. O almeno per il momento.

Una cosa è certa. Il popolo studentesco non ha alcuna intenzione di cedere: “il futuro siamo noi”, urlano a gran voce. E guai a chi tenta di strapparglielo di mano.

 

Marina Serra

 

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