Ieri, a Roma, è andato anche il presidente Valter Catarra che, lunedì sera, in un servizio andato in onda su Porta a Porta aveva ribadito la sua netta contrarietà al percorso intrapreso dal Governo: “Un Governo tecnico che calpesta la Costituzione nel silenzio della politica” ha dichiarato nel servizio televisivo.
Nel ricorso si chiede l’annullamento della prima deliberazione del Consiglio dei Ministri; della deliberazione del Cal Abruzzo e, ove occorra, anche della deliberazione del Consiglio Regionale del 26 ottobre che propone la soluzione “province zero”. La Provincia, inoltre, si riserva di presentare un’integrazione alle osservazioni una volta pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto sul riordino votato dal Consiglio dei Ministri il 30 ottobre scorso, quello che, di fatto, concludendo l’iter avviato con la spending review, accorpa Teramo all’Aquila.
Nell’istanza, elaborata dallo studio del professor Gennaro Terracciano coadiuvato dall’Avvocatura dell’ente, si delineano numerosi profili di illegittimità:
la violazione del principio autonomistico; il Governo ha deliberato criteri di riordino esulanti dalle peculiarità di ciascuna Provincia prevedendo un trattamento difforme per alcune; il Cal non equivale, come sancisce la Costituzione in questi casi, alla prevista “iniziativa dei Comuni”; c) in ogni caso il Governo ha deciso di procedere a prescindere dalle risoluzioni di Cal e Regione.
Si ipotizza, quindi, un “eccesso di potere per irragionevolezza, travisamento dei fatti e difetto di istruttoria; violazione della Carta Europea delle Autonomie Locali ratificata dall’Italia.
“Se il presupposto del riordino è, come asserito dal Governo, il contenimento della spesa pubblica, allora, il Consiglio dei Ministri avrebbe dovuto chiarire le motivazioni sottese e l’efficacia di queste misure quantofocando la riduzione della spesa pubblica” dichiara Catarra “mentre di tutto questo, ovviamente, non vi è alcuna traccia nei provvedimenti assunti. Al contrario, nelle relazioni di accompagnamento al testo del Decreto legislativo viene rappresentata l’impossibilità di qualsivoglia stima e ciò ne denota il carattere meramente propagandistico. Sia il Governo che il Parlamento hanno calpestato i principi Costituzionali italiani e quelli dell’Unione Europea relativamente ai diritti delle collettività locali”.
E proprio in riferimento alla normativa Europea c’è da sottolineare che il 18 ottobre scorso a Strasburgo il Consiglio D’Europa, su proposta della delegazione italiana, rappresentata fra gli altri dal presidente Catarra e da Emilio Verrengia, segreterio generale aggiunto dell’AICCRE ha votato una risoluzione nella quale ci evidenzia che: “i poteri locali intermedi o di secondo livello svolgono un ruolo riconosciuto in numerosi Stati Membri del Consiglio D’Europa dove costituiscono parte integrante della struttura nazionale di rappresentanza politica e dell’organizzazione territoriale”.