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Teramo, una provincia ancora da salvare. Dai ‘vili’ e dagli ‘Schettino’ nostrani

Salvare la provincia di Teramo? E’ ancora possibile. Ne è convinta l’associazione culturale Teramo Nostra, da sempre in prima linea nella battaglia anti-accorpamento. “Non tutto è perduto” ha detto l’esponente Pd, Mirko De Berardinis “e chi continua a sostenere il contrario si comporta come Schettino: la nave non è ancora affondata”.

Al grido di “difendiamo Teramo capoluogo”, dunque, la delegazione teramana organizza il presidio nella capitale, davanti al Parlamento, prima che il decreto venga convertito in legge dal Senato.

E oggi, nella sede dell’associazione, si è tornato a parlare di questa città e della sua storia, citando anche Melchiorre Delfico che, addirittura, nel 1828 difendeva Teramo dall’ipotesi di annessione all’Aquila. Una vicenda ripercorsa dallo storico Adelmo Marino, che ha sottolineato la specificità dell’autonomia politica teramana rispetto ad altri territori della regione. Ed ha puntato il dito contro il costituzionalista nostrano Vincenzo Cerulli Irelli, reo di non aver difeso la sua città. Ma non è certo l’unico.

A rincarare la dose è l’ex numero uno dell’Istituto Zooprofilattico, Vincenzo Caporale, che oggi, libero da ogni ruolo, ha voluto togliere qualche sassolino di troppo dalla scarpa. “Tutta colpa di una classe politica fatta di padri prima e di figli poi” ha detto senza mezzi termini. “Queste persone devono pagare la loro incapacità politica. Sono dei vigliacchi, perchè hanno rinunciato a qualunque forma di battaglia. Chiodi, Di Dalmazio, Gatti, D’Ignazio: sono loro i responsabili! Dovrebbero metterci la faccia anche a costo di una sconfitta. Non possono far finta di nulla, sono loro i responsabili. Non hanno l’orgoglio delle loro origini e delle loro tradizioni, per questo non sono capaci di difenderli. Teramo rischia di diventare il paese dei pensionati, soprattutto se perde, oltre a Questura, Prefettura, Camera di Commercio e Motorizzazione, anche l’ospedale, Collurania, lo stesso Zooprofilattico. Difendiamo fino all’ultimo questa città, che non è una nullità, come questi cialtroni l’hanno fatta apparire”. Per non parlare dell’Università, “distrutta da una gestione dissennata e vigliacca” aggiunge ancora Caporale. “Perché uno studente dovrebbe iscriversi a Teramo? Non è una città che “coccola” gli universitari, ma specula su di loro”.

La lenta agonia della provincia teramana, dunque, ha nomi e cognomi secondo l’ex direttore dell’Istituto abruzzese-molisano. “Chiodi dica chiaramente da che parte sta: vuole o no la provincia di Teramo? E Gatti? La vuole o si sta organizzando con il versante pescarese per fare l’anti-politica? E Di Dalmazio?”. Ce n’è anche per l’opposizione ovviamente. “Ruffini dove sei? Hai paura che ti diano gli schiaffetti sulle mani da Chieti? Dove sono tutti?”

Secondo Caporale bisognerebbe parlare chiaro: “Se pensate sia politicamente giusto, ditelo, avete il dovere di esprimervi. Ad oggi non posso fare altro che chiedermi quale possa essere il tornaconto per queste persone. Ma probabilmente lo scopriremo fra tre mesi, quando si faranno le liste”.

Marina Serra