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Ospedale Teramo, lettera di un malato di cancro contro la chiusura di Oncologia

Teramo. Di fronte alla sofferenza, alla malattia, ci si spoglia di ogni cosa, anche della politica. Così accade a Marco Borgatti, esponente della Federazione della Sinistra di Roseto, che ha scelto di raccontare la sua esperienza personale per dire no alla chiusura della degenza di Oncologia dell’ospedale Mazzini di Teramo.

In quelle stanze, infatti, Borgatti ha sconfitto il cancro e per questo ha scelto di rivolgersi agli esponenti della Asl di Teramo nella speranza di essere ascoltato.

Di seguito il testo integrale della lettera:

Caro Direttore,

Scrivo a Lei pregando di pubblicare queste righe, sperando che siano di riflessione per i vertici dell’ASL di Teramo a cui queste parole sono dirette.

Scrivo non in quanto esponente politico ma come malato oncologico, che per sua fortuna, almeno per ora, ce l’ha fatta.

Lottare contro un tumore è faticoso, le sofferenze, le angosce e le paure non lasciano tregua sia al malato sia alle persone vicine.

Nel reparto di Oncologia di Teramo ho conosciuto medici e personale sanitario dallo spessore morale ed umano incredibile, capaci di dare speranza nelle situazioni più buie.

Quando si parla della vita di un malato o di una morte dignitosa non si può guardare un bilancio. L’umanità delle persone non si valuta in termini economici.

Il reparto di oncologia non deve cedere posti letto ad altri reparti. Piuttosto il contrario.

Servono camere singole dove i malati più gravi possano arrivare alla fine serenamente con i familiari al fianco.  Servono altri medici e personale sanitario per garantire un migliore accesso alle cure. E’ necessario potenziare l’ausilio psicologico nel reparto, perché la mente può cedere ben prima del corpo in queste situazioni. Servono percorsi che guidino il malato, nei controlli e nelle prenotazioni degli esami diagnostici.

All’ospedale di Teramo prenotare TAC ed altri esami è spesso un calvario per il malato e la sua famiglia e questo non è solo ingiusto ma indegno di una società civile.

Io parlerò chiaro sulla situazione non per sentito dire ma per un reale e drammatico vissuto.

Lo staff medico era composto da 7 medici originariamente,  per gestire il Day Hospital , la degenza e l’ambulatorio di Atri. Di questi tre non sono disponibili, per vari motivi, ma nessuno è stato sostituito ed i malati sono decisamente aumentati.

Il reparto vive con un personale ridotto all’osso che non trova pause nemmeno fra le mura di casa.

Voi Dirigenti parlate di accorpamenti e di posti letto e cure che saranno comunque garantite.

Ma questo non è vero.

Saranno sempre questi  quattro  medici che dovranno visitare i malati , saranno gli stessi infermieri di oncologia a portare e  somministrare le terapie, caricando di ancor maggior lavoro il personale del reparto che con orgoglio mi sento di definire “eroi che lottano senza mezzi e pause contro il cancro” al fianco dei pazienti.

Chiudere la degenza è una scusa per non sostituire il personale mancante, per non investire in attrezzature, per non potenziare il personale medico, infermieristico e l’ausilio psicologico.

Il 10 Settembre si dovrà scegliere se riaprire la degenza di oncologia.

Mi rivolgo voi dirigenti dell’ASL di Teramo.

Ragionate con la testa, usate il vostro cuore e decidete di lottare al fianco dei malati. Decidete di riaprire il reparto. Decidete di potenziarlo, di fornire il personale adeguato ed investite in attrezzature e diagnostica .

Il cancro si combatte con la medicina e con la speranza di poter guarire.

Decidete di dare speranza ai malati e alle loro famiglie, decidete di portare il reparto a livelli di eccellenza.

Decidete di far sentire ogni malato dell’ospedale come protetto e assistito da personale dotato di tutti i mezzi possibili per garantire il loro diritto alla salute.

Io ho sconfitto il cancro per ora,  ma la voglia di lottare per chi vive oggi quel che io ho vissuto ieri non mi manca e con me ci sono molte famiglie e malati disposti a lottare.

Cari dirigenti lottate con i malati, per i malati.

La riconoscenza e la gratitudine non fanno né diventare ricchi né garantiscono incarichi ai vertici amministrativi, ma rendono gli uomini tali”.