Roseto, deserta la seconda asta della farmacia comunale

farmacia-comunaleRoseto. Si torna a discutere a Roseto sulla vendita della farmacia comunale di Campo a Mare, la cui asta è andata deserta per la seconda volta nonostante la riduzione del 30% sul prezzo originario (1.400.000 euro). Per la prima asta, infatti, fissata nel mese di maggio, il prezzo era di circa 2 milioni.

Pronta la reazione di Dalia Collevecchio, coordinatrice di Sel a Roseto, che già qualche mese fa aveva manifestato la sua contrarietà alla vendita di un bene comune che, “seppur invalidato dalla scellerata politica del centro destra, produceva utili ma adesso ci sorgono domande che vorremmo sottoporre al sindaco”.

Secondo la Collevecchio, la base d’asta iniziale di 2 milioni di euro sarebbe stato un “prezzo esorbitante”, soprattutto in considerazione dei vincoli che l’eventuale acquirente dovrebbe rispettare, come l’ubicazione del presidio, che deve restare nello stesso quartiere dov’è situata ora la farmacia e l’assunzione da parte dell’acquirente dell’attuale direttore.

“Poco male – continua la coordinatrice Sel – ma questi 2 milioni di euro i nostri ottimisti amministratori li hanno già considerati in bilancio come fossero soldi certi. A parte la contrarietà alla vendita di un servizio per le fasce più deboli della popolazione, che a nostro parere dovrebbe essere implementato e non venduto, se dovessimo abbracciare il punto di vista “liberista” di questa amministrazione, la sicurezza con cui ha creduto di “cedere” farmacia e attrezzature ci pare controproducente. Con le nuove regole per le liberalizzazioni, Roseto contemplerebbe altre due farmacie e ci chiediamo allora: perché qualcuno dovrebbe comprare a quel prezzo, proprio la farmacia comunale? Sicuramente si preferirebbero altre zone e meno vincoli, per quel prezzo. Eppure, sempre nell’ottica che guarda al profitto e non ai diritti, l’amministrazione va avanti per la stessa strada. Forse si intende abbassare ancora di più il prezzo e favorire qualcuno che è in attesa di una”svendita”? Questa ci sembra una risposta sensata che motiverebbe l’assenza di lungimiranza e l’apparente inesperienza in materia… come al solito questi amministratori di centro destra credono di poter giocare sulla pelle dei cittadini, dimenticando la crisi, i diritti e la trasparenza ma il risultato è sempre grottesco poiché i due milioni di euro, contemplati in bilancio, non ci sono e non ci saranno! In sintesi questi signori non mirano né ai diritti né al profitto! Noi di Sinistra, Ecologia e Libertà ribadiamo la nostra contrarietà alla vendita e chiediamo chiarezza! Non si privano i cittadini di diritti essenziali per “fare cassa” perché i cittadini sono tutti uguali a dispetto di amici e favori elettorali!”.

 

Il commento della Federazione della Sinistra. “Adesso è ora di chiudere questo tentativo di cessione. L’amministrazione non ha ancora deciso se indire una nuova asta con un ulteriore ribasso .
Non è possibile insistere su una strada fallimentare. Procedere ad una nuova asta, ribassando ancora il prezzo di vendita, vorrebbe dire svendere la farmacia ed agevolare qualche privato”. Lo ha dichiarato Marco Borgatti, portavoce della Federazione sinistra rosetana, ricordando che “la Farmacia produce utili ogni anno per il comune e fornisce servizi ai cittadini. Rappresenta un bene comune della nostra città e grazie ad alcune accortezze, già da noi proposte e sottoscritte in una petizione da 800 rosetani, è una struttura che potrebbe fornire nuovi servizi, anche gratuiti, per i cittadini di Roseto. La farmacia rappresenta uno strumento per garantire il diritto alla salute ai cittadini in difficoltà e, in questo periodo di crisi, un comune non può privarsi di un simile strumento. La Farmacia Comunale non è una impresa, è un bene della collettività ed il suo fine non è produrre utile ma fornire servizi ed aiuti ai residenti. Chiediamo – conclude Borgatti – ufficialmente al sindaco di Roseto di fermare la svendita della farmacia comunale e alla giunta di muoversi secondo ragione ed impedire che non prevalgano gli interessi di qualche privato sul bene comune”.

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