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Tortoreto, il pasticcio di via Giovanni XXIII

Tortoreto. Lo spunto di riflessione è nato dalla mancanza, sul nuovo marciapiede a ridosso di un esercizio commerciale, degli scivoli.

Anomalia segnalata da una mamma che porta a spasso il figlio con il passeggino. Da lì, però, lo sguardo si è inevitabilmente allargato a quello che è lo sviluppo di via Giovanni XXIII e su quello che è stato, nel corso degli anni, il suo disegno o sarebbe il caso di dire del “non disegno”. In una lettera aperta Rolando Papiri, consigliere comunale di opposizione al Comune di Tortoreto, racconta una favola, ma nelle sue righe traspare una brutta favola, che non ha certo un lieto fine.

 

Quel pasticciaccio di via Giovanni XXIII

“Potrebbe sembrare una favola, se non fosse macchiata dalla brutta fine, e poi anche la storia non è molto edificante”, si legge. “ Ma la morale,  quella si, ha uno scopo sicuramente educativo. Doveva essere una via centrale, larga, bella comoda; non una di quelle vecchie, nate dopo le case, a ridosso delle case o magari storta. Neanche lontana parente di quelle senza via d’uscita, che muoiono contro la ferrovia o qualche villa messa lì apparentemente per caso. Poi doveva essere allargata, con tanto d’incarico tecnico: un trattamento da “vera signora della viabilità”, una main street autentica. Peccato sia rimasta com’era nata, è rimasta piccola e stretta, palesemente inadeguata. Molto probabilmente, prometto che m’informerò, l’incarico revocato, forse pagato e il progetto mai approvato. Nel frattempo però tutt’intorno i palazzi crescevano come funghi. Il suo prolungamento verso nord, incrocio via Mazzini, è stato storpiato,non in asse, nato male. Come un figlio degenere e subito ripudiato. L’altro giorno, prima di recermi in consiglio comunale,giustamente una madre mi aiutava a notare che, col passeggino e il suo bambino,non poteva salire sul nuovo marciapiede scuro a sud di detta via, mancavano le rampe apposite. Facevo notare la cosa con un’interrogazione in consiglio comunale, senza polemiche, alla presenza del dirigente lavori pubblici. Ma. miracolo della lentezza spesso cercata e troppo poco raggiunta, percorrendo a piedi la via sciagurata mi accorgevo che nella stessa esistono ben 7 (dico sette) tipologie di marciapiedi e diversi materiali, ognuno costruendo l’ha realizzato a sua immagine e ideazione, avendo dimenticato, chi doveva farlo se n’è clamorosamente astenuto o forse credeva questa via non ricadesse nel territorio comunale, una progettazione di infrastruttura pubblica che desse misure, ingombri, spazi e materiali uguali per tutti, scelti naturalmente dalla pubblica amministrazione: cioè da tutti!! Non dimentichiamo, che via Giovanni XXIII, poverina, non è periferica: è la via della Chiesa nuova e più importante della cittadina!!! Bastasse qua!!!! Ironia della sorte che contribuisce allo sciagurato destino della povera strada: esistono anche 3 (tre) tipologie d’illuminazione diversa, che arrivano a 5 se comprendiamo le piazzette che si aprono sulla stessa. Certo un grandissimo esempio di attenzione e programmazione. Potremmo cambiare nome, visto che nel nome c’è spesso il destino, e chiamarla via Arlecchino. Ma quella era un’altra storia e soprattutto i Valori erano diversi”.