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Teramo, Teatro Romano: spostare le pietre? Per Sel è un ‘atto scellerato’

Teramo. “A 80 anni dalla sua scoperta, il più importante monumento cittadino è ancora minacciato dagli interventi inutili dell’amministrazione comunale, della soprintendenza archeologica e di tecnici blasonati”. Così Roberto Romualdi, coordinatore del Circolo Sel di Teramo, interviene sulla questione relativa allo spostamento dei reperti archeologici custoditi nel cantiere del Teatro Romano.

“Grazie agli interventi ministeriali sollecitati dalle associazioni cittadine e in prima linea da Teramo Nostra” commenta “i vetusti palazzi Adamoli e Salvoni, che insistono all’interno del Teatro, dovranno essere smontati e demoliti. Sono stati erogati finanziamenti per il restauro delle strutture esistenti e per il sondaggio con scavi archeologici dell’area della cavea, ma la preoccupazione principale dell’amministrazione e dei vari enti preposti alla tutela del bene sembrerebbe essere quella di spostare le migliaia di reperti lapidei che sono semplicemente e giustamente adagiati ai margini del Teatro stesso, collocati lì anni or sono quando gli archeologi lavoravano con criterio e numeravano i reperti onde poterli in futuro ricollocarli al loro posto. Questa metodica di lavoro è usata in tutte le città d’Italia; a Roma, ad esempio, se passeggiate per i Fori Imperiali o a Largo Argentina vedrete le vestigia romane con ancora tutte le pietre, adagiate e catalogate, all’interno dello scavo stesso, e a nessuno verrebbe in mente di trasportarle all’Eur! Sono lì da quando sono iniziati i lavori che da cent’anni sono ancora in corso. Ciò premesso, a Teramo non è possibile lasciare tali reperti in loco, ma si vorrebbe trasportali al nucleo industriale, con il rischio che queste antichità subiscano atti vandalici o, ancor peggio, visto come vanno le cose nel nostro comune, lo smarrimento completo! Denunciamo questo atto scellerato e invitiamo il sindaco a preoccuparsi piuttosto di come valorizzare le nostre aree archeologiche e storiche che sono in totale abbandono e di aprire gli occhi su ciò che accade in città dove arredi urbani collocati a casaccio e ipogei osceni deturpano irrimediabilmente la nostra povera città”.