Si è chiusa così l’assemblea pubblica che si è svolta ieri pomeriggio in piazza Duomo. I consiglieri comunali di opposizione, Pd, Idv, Udc, La Rosa Bianca e La Destra hanno voluto chiamare a raccolta gli atriani, dar loro la possibilità, finalmente, di esprimersi e dire la propria. Ed è stata tanta la gente accorsa nel cuore della cittadina ducale: cittadini, operatori sanitari, esponenti politici locali. C’erano tutti e in tre ore di dibattito ognuno di loro ha preso in mano senza timore il microfono.
A rompere il ghiaccio, il capogruppo del Pd in Consiglio Comunale, Gabriella Liberatore, moderatrice dell’incontro, che ha ripercorso, con il fondamentale supporto dell’avvocato Simone Dal Pozzo, curatore legale dei ricorsi presentati al Tar prima e al Consiglio di Stato poi, i momenti salienti di una vicenda che tiene banco, tra disposizioni, provvedimenti, sospensive, dietrofront, smentite e fax.
“Siamo sotto attacco” ha esordito Liberatore “e la città deve unirsi in difesa di un valore sacrosanto, che è il diritto alla salute. Ci sentiamo offesi e indignati, perchè ci hanno accusato di fare solo campagna politica e, soprattutto, di aver affossato l’ospedale. Questa è un’accusa gravissima”.
Insulti di ogni genere che hanno preso di mira colui che è diventato il “paladino” del San Liberatore, per alcuni, il primo degli “allarmisti” per altri. “Questa sera toccava a qualcun altro essere qui” ha detto Luciano Monticelli “non a me, che sono il sindaco di Pineto. Ma l’ospedale di Atri è fondamentale per tutto il comprensorio e noi non abbandoneremo mai questa battaglia. Si sono svenduti il San Liberatore e questo presidio si può salvare solo se siamo insieme”.
La parola è passata poi ai veri protagonisti, gli operatori sanitari e i cittadini. E tra loro regna la delusione e il dolore, che si evince chiaramente dalle parole. “Tra le corsie si vive ormai un’atmosfera agonizzante” ha detto un’operatrice che presta servizio nel reparto di Psichiatria. Da anni lavoriamo con amore e passione, ma poi arrivano gli atti aziendali, fatti senza guardare in faccia le persone. Stavolta l’hanno fatta proprio grossa”.
E poi c’è Stanislao, che in quell’ospedale lavora da ben 35 anni: “Siamo delusi” ha detto “ma continuiamo a dare il meglio di noi, pur lavorando nell’incertezza più assoluta”. E, ancora, il signor Massimo, una vera forza della natura che ha incitato a “passare una volta per tutte dalle parole ai fatti. Occupiamo l’ospedale, è nostro, non possono impedircelo”.
Ma a tenere banco sono le ultime dichiarazioni, rilasciate dall’assessore provinciale e consigliere comunale ad Atri, Davide Di Giacinto che, con forza, ha chiesto le dimissioni del manager della Asl, Giustino Varrassi.
“Benvenuto tra noi” ha detto Liberatore e le fa eco il segretario comunale dell’Udc, Pierluigi Mattucci: “Finalmente si è svegliato, ma a questo punto ha il dovere di mobilitarsi e portare quella voce non solo sui giornali, ma anche nel suo partito”.
Proprio dai “colleghi” di partito arrivano le prime critiche. “Queste uscite mi lasciano basito” ha commentato il consigliere comunale del Pdl di Giulianova, Gianluca Antelli. “Per onestà intellettuale dovrebbe chiarire se su questi temi fondanti l’azione di governo regionale condivide il giusto percorso intrapreso dal Popolo della Libertà (partito nelle liste del quale è stato eletto e per il quale oggi ricopre il ruolo di assessore provinciale) in termini di programma e in termini di persone scelte per l’attuazione dello stesso, o se al contrario per piccoli interessi di bottega così non è. In tale seconda ipotesi dovrebbe trarne le dovute conseguenze politiche passando con quella opposizione, strumentale e demagogica, contro le resistenze della quale il governatore Gianni Chiodi combatte ogni giorno per intraprendere un vero processo riformatore della nostra Regione”.
Questa è l’altra parte della questione, quella prettamente politica. Ieri ad Atri si è voluto parlare solo di lui, di quell’ospedale che molti atriani considerano quasi una “casa”. Ed è lì che alla fine si sono diretti, in silenzio, con rispetto, regalando un applauso a coloro che continuano a lavorare tra quelle corsie con lo stesso amore di sempre.
La battaglia continua e non si ferma qui: non sono escluse, infatti, nuove iniziative per il futuro più prossimo. Stavolta meno silenziose. Perchè la voglia di far sentire la propria voce è tanta, per urlare forte quel diritto alla salute, che va oltre le schermaglie politiche e gli schieramenti di parte.
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