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Teramo, il giorno dopo lo sciopero della Cgil, Antonini (Pdci): continueremo a batterci con i lavoratori

Teramo. Tra poco meno di un’ora il Senato si riunirà per il voto di fiducia sulla manovra varata dal Governo. E non si è ancora l’eco del grande sciopero generale promosso ieri dalla Cgil, che ha visto scendere in piazza migliaia di lavoratori, famiglie, giovani, studenti.

Uniti da un’unica preoccupazione: la certezza di un futuro equo, che a parere dei manifestanti, non sarebbe garantito in caso di approvazione del provvedimento. Sulla mobilitazione di ieri interviene oggi Francesco Antonini, del Pdci Teramo, secondo cui la Cgil “ha saputo interpretare il bisogno di protesta della maggior parte delle lavoratrici e dei lavoratori italiani, contro la manovra economica del governo che, come sempre, fa pagare al lavoro dipendente ed ai ceti popolari i costi della crisi”.

La massiccia adesione registrata a Teramo, città scelta come luogo simbolo della crisi abruzzese, è la dimostrazione di una protesta contro “un governo regionale inconsistente ed assolutamente incapace di risolvere i problemi del mondo del lavoro e servo della politica antipopolare del governo Berlusconi”.

“A livello nazionale” commenta Antonini “l’astensione dal lavoro ha superato complessivamente il 60 per cento e risibili sono i dati che il ministro Sacconi e compagnia stanno diffondendo in queste ore, cercando di negare l’evidenza: la maggioranza dei lavoratori dipendenti e dei precari (che sono i veri produttori della ricchezza), dei disoccupati, di chi vive di lavoro e non di speculazione finanziaria è contraria alla manovra ed è decisa a far pagare la crisi a chi l’ha provocata. L’articolo 8 della manovra bis, che prevede la possibilità di accordi tra singole aziende e sindacati in deroga all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, rendendo più semplici i licenziamenti (anche le aziende con più di 15 dipendenti potranno ricorrere ai licenziamenti senza giusta causa se questo potere sarà dato loro da un’intesa con i sindacati maggioritari in azienda), è una atto scandaloso, contro il quale qualunque persona di buon senso dovrebbe opporsi. Sosterremo la scelta della Cgil, espressa da Susanna Camusso: Ricorreremo alla Consulta appena possibile, oltre a tutelare i lavoratori i cui diritti dovessero essere messi in discussione da quella legge. Poi apriremo un conflitto in tutte le aziende e i territori. Dove si cercherà di applicare la legge arriveranno gli scioperi. In ogni caso”, conclude la Camusso, “la Cgil non firmerà alcun accordo che possa mettere in discussione lo Statuto dei lavoratori e l’uguaglianza tra essi. Per noi è una norma inapplicabile. Noi comunisti continueremo a batterci a fianco della Cgil e del movimento dei lavoratori contro questo nuovo atto, per il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori ed i loro diritti”.