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Teramo, la Cia contro Manola Di Pasquale: “Si dimetta dal Consorzio Agrario o lasci la presidenza del Pd”

Teramo. Il Consorzio Agrario di Teramo non esiste più. A darne il “triste annuncio” è la Cia, la Confederazione Italiana Agricoltori di Teramo che questa mattina, in conferenza stampa, ha voluto portare due prove schiaccianti a supporto di questa tesi. Una telefonata in diretta al centralino del Consorzio Agrario Interprovinciale di Pescara: nessuna traccia di Teramo. Una visita al sito dello stesso Consorzio, l’esito è sempre lo stesso: di Teramo nemmeno l’ombra. Eppure il 31 luglio scorso, con un vero e proprio “colpo di mano”, è stata sancita la fusione tra i Consorzi di Teramo, appunto, Chieti e Pescara. A distanza di quasi sette mesi, il presidente della Cia, Giorgio De Fabritiis, punta il dito contro Manola Di Pasquale. Ed è un fiume in piena: o Manola Di Pasquale si dimette dalla vicepresidenza del Consorzio Agrario o lascia la presidenza del Pd.

De Fabritiis parla, dunque, nella sua duplice veste di sindacalista e di dirigente del Partito Democratico. E scorre le pagine di una storia recente, che ha visto la Di Pasquale attrice protagonista, con un Consorzio messo nelle mani di pochi intimi, “un gruppo di ultrasettantenni”, che all’alba del 31 luglio si sono riuniti all’insaputa di tutti e hanno ricostituito gli organi, nominando alla presidenza il viticoltore teatino Domenico Pasetti e alla vice presidenza la stessa Di Pasquale, “la quale si è attribuita un compenso di 10mila euro annui”.

Ma perché questo “colpo di mano”? Il motivo è semplice, secondo De Fabritiis: “L’obiettivo era la fusione con Pescara e Chieti, un Consorzio del quale Pasetti era già presidente. Documenti alla mano, ho riferito la vicenda al sindaco Maurizio Brucchi e al presidente della Provincia Valter Catarra, che sono letteralmente saltati sulla sedia. Noi stessi avevamo cercato un confronto con la Coldiretti, che si era impegnata ad aprire un tavolo di discussione. Stiamo ancora aspettando. E a settembre ho scoperto che c’era stata la fusione”.

Ma non è tutto. “Il 20 giugno Pasetti e Di Pasquale sono stati nominati presidente e vice del Consorzio Agrario Regionale. Non è normale, qui c’è un problema serio di mancanza di trasparenza e il Consorzio Agrario di Teramo è scomparso all’insaputa di tutti”. Addirittura, “i soci non hanno ricevuto nemmeno la comunicazione dell’assemblea che è svolta a luglio”.

Solo ieri Manola Di Pasquale ha dichiarato che la fusione è stata portata avanti nell’interesse generale, stupendosi allo stesso tempo della mancata condivisione da parte della Cia. “Ma quando abbiamo avuto la possibilità di parlare?” si chiede De Fabritiis. “Non c’è stata partecipazione, non c’è stato dialogo. Dove erano gli agricoltori il 31 luglio? E le istituzioni? Da dirigente del Pd mi chiedo come la Di Pasquale possa prestarsi ad una operazione così poco trasparente. La partecipazione ci è stata letteralmente impedita”.

E c’è un altro capitolo scottante che rimane avvolto dai dubbi: quello relativo alla figura di Giacomo Di Pietro, attuale presidente della Ruzzo. “Di Pietro” spiega De Fabritiis “era all’epoca consulente del Consorzio e come tale percepiva un compenso. Era lui a decidere da chi acquistare le sementi e, guarda caso, era amministratore della Proseme. Inutile dire quale azienda di sementi riforniva gli agricoltori. Di Pietro, dunque, percepiva soldi da una parte e dall’altra. All’improvviso la Proseme è scomparsa, ma non prima della ristrutturazione della filiale del Consorzio a S. Egidio e Bellante. E a chi sono stati affidati i lavori? Al suocero di Giacomo Di Pietro. E ancora: Di Pietro si è dimesso dalla Proseme ed è al momento responsabile commerciale del Consorzio di Chieti e Pescara. Sono sincero: mi sarei aspettato una maggiore trasparenza da parte di Manola Di Pasquale. Ha fatto un accordo segreto con la Coldiretti, ha giocato una partita sporca. A me dispiace non poter parlare bene del presidente del mio partito, ma non si possono occultare comportamenti illegittimi”.

Come Cia, dunque, De Fabritiis denuncia la “combutta” tra la Di Pasquale e la Coldiretti: “a questi ultimi chiediamo di dimettersi entro 3 mesi e rinominare gli organi. Alla Di Pasquale chiediamo le scuse e le dimissioni o dal Consorzio o dal Pd. Sia chiaro: non sono stati gli amministratori a far fallire il Consorzio, ma i politici”.