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Roseto, FdS invia ai Comuni della provincia piano contro emergenza rifiuti

Roseto. L’emergenza dei rifiuti può essere risolta solo attraverso una presa di coscienza dell’intera provincia di Teramo rendendola autonoma e competitiva in materia di rifiuti. È quanto sostiene la Federazione della Sinistra di Roseto, che consegna ai 47 Comuni del comprensorio teramano, al presidente della Provincia e al presidente del Cirsu un piano per uscire dall’emergenza rifiuti. La proposta si articola in due fasi, una a breve e una a medio-lungo termine.

“Nell’immediato è necessario chiedere una deroga al presidente Chiodi per conferire i rifiuti in discariche fuori regione dove le tariffe sono quasi la metà di quelle imposte dal Sistema Di Zio in Abruzzo” spiega meglio Marco Borgatti, portavoce del movimento. “Si tratterebbe di una soluzione tampone, della durata di pochi mesi che darebbe fiato alle casse comunali(un milione di euro circa il risparmio trimestrale)”.

Secondo la Federazione della Sinistra, a lungo termine sarebbe invece necessario far entrare nell’azionariato Cirsu tutti i 47 Comuni del teramano, rendendo così l’intera provincia proprietaria degli impianti di Grasciano e della nuova discarica pubblica “Le proporzioni di ingresso sono già stabilite” continua Borgatti. “Sono i millesimali decisi due anni fa per la costituzione dell’AdA. L’ingresso di nuovi soci permetterebbe di effettuare nuovi investimenti sui macchinari che, grazie al loro numero, comporterebbero la spesa di cifre assolutamente sopportabili. La forza dell’idea è la sua semplicità. Risparmiare sui costi nell’immediato portando i rifiuti fuori regione dove le tariffe sono inferiori, successivamente far entrare,come azionisti, tutti i Comuni della Provincia nel Cirsu potendo così ricapitalizzare e rendere operativi tutti gli impianti, ora fermi perché non funzionanti, trattando così i rifiuti autonomamente a Grasciano facendo finalmente partire la raccolta differenziata grazie a un impianto in grado di trattare e rivendere la plastica,il vetro e il compost frutto del processo di riciclo in loco”.

Secondo Borgatti, l’impianto di Grasciano è stato progettato all’origine per trattare già tutti i rifiuti della provincia, ma serve un aggiornamento e la corretta manutenzione che è possibile fare grazie alla ricapitalizzazione frutto dell’ingresso di nuovi soci pubblici.

“L’Unione di tutti i comuni è indispensabile” tuona la Federazione, “i costi del sistema rifiuti non possono essere tollerati da soli sei Comuni o da diversi piccoli consorzi che non hanno le capacità e risorse per sfidare il colosso Di Zio sul mercato dei rifiuti, che da monopolista detta regole e tariffe ai comuni. Unirsi vuol dire meno costi, aumentare le tonnellate di plastica, vetro e composti da rivendere e quindi aumentare le entrate potendo così abbattere ancor più le tariffe ed infine aver le risorse per gestire in maniera corretta una discarica pubblica in cui conferire i soli rifiuti non riciclabili a costi sempre inferiori. Il rischio di liquidazione del Cirsu è solo la punta di un iceberg. Affianco a questa crisi sono infatti numerosi i comuni del teramano sempre più soffocati dalle esose tariffe di smaltimento negli impianti pescaresi e chietini. Ad aggiungere peggio al peggio, nei giorni passati la Deco ha annunciato la chiusura ai rifiuti fuori Ato della discarica di Colle Cese. La provincia di Teramo deve uscire da questo circolo vizioso. Quanto accade oggi al Cirsu potrebbe accadere domani in uno degli altri consorzi provinciali”.

Secondo la Federazione della Sinistra di Roseto, la Deco non avrebbe interesse a rendere realmente autonoma e competitiva la provincia.

Perchè la Deco dovrebbe creare una valida alternativa, magari pubblica, ai propri impianti?” si chiede, infatti, Borgatti. “Le numerose licenze del polo tecnologico di Grasciano, unite alla nuova discarica, sono un patrimonio che la provincia di Teramo non può permettersi di perdere e che anzi deve sfruttare appieno. Autonomia e competitività sono i due assi portanti per far diminuire in futuro le tariffe che pagano i cittadini e l’unica strada possibile per per una realistica partenza di una seria raccolta differenziata.

La provincia di Teramo non deve diventare una succursale degli impianti pescaresi e chietini, ma può e deve avere la capacità di attirare rifiuti anche da fuori regione. Le carte ci sono tutte. Sta alla politica giocarsele. Se il risparmio nasce dalla sana concorrenza, non si vede perchè si debba osservare passivamente il consolidarsi di una posizione già oggi dominante.

Le casse pubbliche di un’intera provincia non possono dipendere dalle decisioni di un cda aziendale, che in quanto tale opera (legittimamente) per i propri esclusivi interessi. Il pubblico deve tornare a fare la sua parte. La crisi del Cirsu può essere un’opportunità per ripensare le strategie di oggi del mondo dei rifiuti. Nessun comune, nessun consorzio hanno oggi la forza di opporsi alla tariffe attuali. Solo la volontà politica di un’azione comune può farlo”.