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Teramo, sit in della Cgil sotto la Prefettura contro il contratto individuale

Teramo. Ha chiesto un incontro con il prefetto Soldà e poi ha dato vita ad un sit in che è andato avanti per tutta la mattinata sotto le finestre della Prefettura di Teramo. È la Cgil, che protesta oggi in tutta Italia contro quella che il sindacato ha definito “la controriforma del diritto e del processo del lavoro”. Una legge contenuta in un provvedimento che, secondo la Cgil, parla di tante cose diverse, con la conseguenza di produrre effetti negativi sulla conoscibilità e sulla comprensibilità delle disposizioni.

Si tratta della riforma che prevede un contratto di lavoro individuale nel quale si definiscono le condizioni del suo svolgimento con la possibilità di derogare a norme specifiche dei contratti collettivi. Il contratto in questione può, inoltre, contenere una clausola con la quale, in caso di controversia, si rinuncia al ricorso davanti al giudice, prevedendo in alternativa l’intervento tramite arbitrato che avviene “secondo equità”, cioè anche in deroga a contratti nazionali e leggi o parte di esse.

Cgil protesta, innanzitutto, sui tempi di scelta. “Tutto questo” spiega, infatti, in merito Giampaolo Di Odoardo, segretario generale Cgil Teramo “può avvenire all’atto dell’assunzione, cioè nel momento in cui un rifiuto può costare il posto di lavoro. Potrebbe così essere impossibile per il lavoratore rivolgersi al giudice del lavoro, in violazione di un diritto stabilito nella prima parte della Costituzione”.

La legge contestata prevede, inoltre, che, se e quando il lavoratore riuscirà ad arrivare alla magistratura del lavoro, questa non potrà comunque discostarsi da quanto “certificato” nel contratto individuale. Il magistrato, insomma, dovrebbe limitarsi a pronunciarsi soltanto sul presupposto di legittimità.

“Non è possibile” risponde Di Odoardo. “E’ uno stravolgimento del rapporto di lavoro, che impedisce ai lavoratori di fare vertenza e che aggira la contrattazione collettiva con la stipulazione di un contratto individuale. In questo modo, i lavoratori vengono privati di ogni tipo di diritto tra l’altro già acquisito in precedenza”.

Di Odoardo sottolinea anche l’obbligo, contenuto nella legge, di aderire ad un sindacato. Condizione impensabile, per la Cgil, che ricorda la ferma volontà di continuare a difendere i lavoratori senza diventare arbitro. “L’arbitro lo faccia il giudice” lamenta in proposito il segretario.

Dopo il sit in di quest’oggi, la Cgil ha chiesto anche di incontrare i gruppi parlamentari il prossimo 28 aprile. Il Parlamento dovrà, infatti, riformulare ora la legge e questo apre per il sindacato spazi di iniziativa. “Per questo non è sufficiente” spiega la Cgil “che l’arbitrato non sia previsto per le controversie sui licenziamenti, confermando così che l’intenzione originaria era di intervenire per aggirare l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori”.

Tania Di Simone