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Ospedale Sant’Omero, Alberto Di Croce (IdV) attacca Venturoni

S.Omero. “Basterebbe chiedere a Venturoni se e quando mai un privato abbia investito un solo euro del proprio patrimonio per far funzionare meglio un servizio pubblico. Nessuno, né in Italia, né in America, né in nessuna parte del mondo, investe soldi privati per fini pubblici”. È la dura critica che Alberto Di Croce, esponente IdV di Teramo, ha rivolto a quanto dichiarato dall’assessore regionale alla Sanità sull’ospedale di Sant’Omero.

Secondo il politico, infatti, Venturoni sarebbe convinto che i privati siano l’elemento fondamentale per dare impulso alla ripresa del presidio ospedaleriero in questione e che, per questo motivo, i cittadini di Martinsicuro e Sant’Egidio, non si recheranno più nelle vicine Marche per farsi curare.

“C’è da chiedersi se Venturoni “ci è o ci fa”” si chiede Di Croce, “perché, se non è diventato matto (e noi non lo crediamo), ha in mente un suo progetto che vede in affari per la prima volta nella Sanità della provincia di Teramo i capitali privati. Si afferma per la prima volta in Abruzzo il principio che si possono vendere i gioielli di famiglia, che la Sanità pubblica ha fallito e che è meglio farla gestire ai privati, i quali, secondo il nostro Assessore alla Sanità, ci faranno rientrare dalla mobilità passiva nel teramano che supera i 50 milioni di euro”.

Alberto Di Croce chiede che l’assessore regionale elenchi qualche esempio di risultato positivo in riferimento a società a capitale misto pubblico-privato nel settore sanità.

“Caro Venturoni” continua, poi, il politico, “la strada che su cui hai avviato il presidio ospedaliero non difende più né gli utenti, né gli operatori sanitari, né la struttura pubblica, né consentirà il risanamento del bilancio della ASL di Teramo. La strada su cui hai avviato il P.O. di S. Omero favorirà solo alcuni privati che lucreranno grassi guadagni utilizzando professionalità, apparecchiature, strutture e beni che sono di tutti”.

La strada giusta da percorrere sarebbestata indicata, secondo la sua opinione,  dagli operatori in primo luogo, dai sindacati e dagli amministratori locali. Per Di Croce basterebbe, insomma, avviare un piano serio di rilancio della sanità abruzzese.

“Ma purtroppo è quel che non si vuole fare” conclude tristemente “e, anzi, al contrario, si vuole “lombardizzare” l’Abruzzo senza però i soldi della Lombardia, per cui avremo una sanità con i privati che daranno assistenza a chi paga e una sanità pubblica impoverita che negherà l’essenziale a chi ne ha diritto”.