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Chiusura punti nascita, il PD Atri chiede un confronto con i vertici provinciali e regionali

Atri. “La forte azione politica del PD di Atri comincia a sortire i primi effetti con l’approvazione da parte del Consiglio Regionale delle due risoluzioni relative al decreto commissariale di chiusura dei quattro punti nascita, in particolare di quella che impegna il Presidente D’Alfonso a sospendere, con effetto immediato, il famigerato provvedimento, con specifico riguardo, ovviamente, a quello della nostra città”.

Lo ha dichiarato il PD atriano, rendendo “onore al merito per il loro coraggio civile ai quattro Consiglieri di maggioranza che hanno votato questa risoluzione e, soprattutto, a Luciano Monticelli per la limpida coerenza a difesa del Presidio Ospedaliero e del territorio, e che, a differenza di altri, ancora una volta ha dimostrato come la tutela della collettività sia il principio guida della sua azione politica.  Di fronte al chiaro e duplice pronunciamento del Consiglio Regionale è incomprensibile l’atteggiamento dell’Assessore Paolucci che, insiste per l’attuazione del decreto, ignorando, da una parte, un deliberato del massimo organo politico regionale che ha bocciato la chiusura dei punti nascita, e, dall’altra, la significativa presenza di Sindaci e Consiglieri comunali di ogni dove e di ogni colore politico, espressione della ribellione civile di tutti i territori interessati. Da aggiungere che anche la seconda risoluzione, votata compattamente dalla maggioranza, chiede specificatamente di “riesaminare” la decisione di chiudere i punti nascita.

Per il PD atriano “la portata di quanto avvenuto in Consiglio non può essere messa in disparte, altrimenti saranno guai politici seri per tutti. Non è più ulteriormente procrastinabile, come è avvenuto sin qui, l’apertura di una seria discussione politica sulla questione all’interno degli organi politici provinciali e regionali del PD, nel cui ambito si ascoltino finalmente le sacrosante ragioni dei territori interessati che, secondo le assicurazioni elettorali, sarebbero dovuti diventare i centri intermedi propulsori della nuova politica regionale e, invece, vengono mortificati da decisioni inique e sbagliate e, nel caso di Atri, anche palesemente illegittime. Rimane la consapevolezza, da parte nostra, che la battaglia non è sicuramente vinta, ma giornate come quella del 9 aprile ci spingono a combatterla con ancor maggior determinazione”.