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Ricorso contro il dissesto, interviene Guardiagrele il bene in comune

Guardiagrele. “E adesso gli atti alla Corte Costituzionale”. Questa la richiesta del gruppo “Guardiagrele il bene in comune” nel corso dell’udienza davanti al TAR Abruzzo che venerdì scorso ha esaminato il secondo ricorso contro il dissesto dichiarato dall’amministrazione Di Prinzio.

“Da due anni stiamo combattendo in ogni modo la scelta tutta politica di dichiarare il dissesto. Dopo la sentenza dello scorso anno che ha costretto la maggioranza a riesaminare la sua scelta, la giunta ha preferito ripetere lo sbaglio. Ecco perché abbiamo fatto ricorso al TAR per la seconda volta sostenendo che c’era tutto lo spazio per scegliere, ammesso che davvero il disavanzo ci fosse, la strada di un piano di riequilibrio pluriennale.

Questo – precisa la nota – avrebbe consentito di lasciare il potere di gestire i conti nelle mani della giunta invece di consegnarlo ad un collegio di commissari e evitando, come ormai accade, la scusa di non poter fare nulla.

Oltre a sottolineare che questo era possibile perché bastava reperire sul bilancio poco più di 100mila euro, questa volta abbiamo chiesto al Tribunale, che giudica solo gli aspeti formali delle delibere della giunta, di inviare gli atti alla Corte Costituzionale perché ci dica se le norme che attribuiscono alla maggioranza di turno di deliberare il dissesto siano effettivamente conformi alla Costituzione.

Noi pensiamo – dichiara il gruppo di opposizione nella sua nota – che questo sistema violi i canoni di ragionevolezza e di uguaglianza. Ci siamo chiesti e abbiamo chiesto al TAR se sia giusto che, mentre la scelta di un piano di riequilibrio pluriennale deve essere sottoposta al vaglio preventivo della Corte dei Conti e, quindi, di un organo terzo chiamato a verificare se la scelta sia sostenibile, questo non è previsto per la ben più pesante scelta di dichiarare il dissesto. In questo caso, infatti, la scelta è solo della maggioranza che la vota e la Corte dei Conti non può fare altro che prenderne atto.

Ecco – precisa la nota – noi crediamo che questo meccanismo vada scardinato come dimostra ciò che è chiaramente avvenuto nel caso di Guardiagrele dove la maggioranza di destra guidata da Di Prinzio e Dell’Arciprete, con il supporto di uno staff di tecnici anche esterni, ha deciso di utilizzare uno strumento così grave con il solo obiettivo di colpire l’avversario politico.

D’altra parte – aggiunge il gruppo – a dispetto di quello che la giunta dichiarò in piazza all’indomani della prima delibera, quali siano le conseguenze le vediamo: tasse al massimo, a partire dall’IMU che si disse non sarebbe aumentata; fornitori e professionisti prima incaricati dalla giunta Di Prinzio e poi non pagati; contributi sociali bloccati per mesi. Il tutto – precisa la nota – in contraddizione con alcune operazioni che fanno comprendere come dietro ci sia solo una volontà politica e che quella che non ci sono soldi è, in realtà, solo una favola.

Basti guardare alle immissioni di nuovo personale grazie a concorsi fatti due anni fa rilevando che tutti i conti erano in ordine, salvo poi andare in dissesto qualche giorno dopo le prime assunzioni. La giunta continua a sostenere che non ci sono fondi per fare nulla, eppure se ne sono trovati per pagare espropri per la scuola-capannone dell’Anello, quando c’era un progetto solo da appaltare; per creare un nuovo settore e pagare nuove indennità; per pagare progetti destinati a cadere nel nulla; per retribuire consulenti e professionisti esterni senza servirsi delle competenze professionali interne; per remunerare a caro prezzo la redazione di un Piano TARI che ha solo portato all’aumento del tributo; per affidare forniture di energia elettrica a operatori più costosi o gestire a costi elevatissimi i servizi autovelox e della polizia municipale.

Il nostro gruppo – conclude la nota – ha sollevato queste questioni in ogni sede, con comunicati, volantini e sostenendo la spesa di due ricorsi amministrativi perché l’enorme lavoro fatto andava difeso e perché la città non meritava di precipitare dove oggi la vediamo a causa di una scelta che si sta rivelando solo dannosa.

Solo a Guardiagrele si è cercata la strada per dichiarare il dissesto quando, in condizioni normali, si tenta di evitare questa strada, come anche noi abbiamo fatto all’inizio del nostro mandato nel 2015.

Noi vogliamo che questa scelta venga messa sotto il riflettore di un organo di controllo preventivo che stabilisca se davvero è impossibile percorrere altre strade: noi siamo convinti che non si è fatto quello che si poteva fare e continuare a sostenere il contrario, mentre la città sprofonda, è la certificazione della immobilità di una amministrazione che ha cambiato in peggio, nel volgere di tre anni, il volto di una città che era divenuta vivace e riferimento per molti”.