Vasto. Lo scorso 25 ottobre il Pd ha organizzato un convegno sul lavoro con esponenti locali e nazionali. L’incontro si è svolto a Gissi, in Val Sinello, una delle zone abruzzesi più depresse dal punto di vista industriale e occupazionale. Basti pensare che nel giro di circa due anni hanno chiuso la Golden Lady che ha lasciato a casa quasi 400 lavoratrici e lavoratori, il gruppo Val Sinello (che occupava un centinaio di lavoratori), il gruppo Canali minaccia il licenziamento di quasi cento dipendenti.
“Quando si partecipa ai presidi delle lavoratrici e dei lavoratori in lotta, come abbiamo fatto noi del Prc – ha detto Carmine Tomeo, responsabile regionale Lavoro Prc – si respira disperazione e determinazione allo stesso tempo. E per capire quelle sofferenze non basta organizzare un convegno, bisogna passare del tempo con le lavoratrici ed i lavoratori, condividere il freddo di una serata ventosa o un caffè portato in un termos. Quando si sta da quella parte della barricata, quella occupata dai lavoratori in lotta, capisci che parole come quelle registrate dagli organi di informazione al convegno servono a poco, se non a fare una passerella, come già abbiamo sottolineato. Pratica già di per sé fastidiosa, che diventa odiosa quando viene fatta a pochi mesi dalle elezioni regionali. Nello stesso tempo, però, il Pd, dal locale al nazionale, in quel convegno ha mostrato la sua incapacità a rispondere adeguatamente alla crisi economica. Alla domanda di occupazione, il Pd, con Cesare Damiano (presidente commissione lavoro alla Camera), la senatrice Maria Amato ed il sindaco di Cupello Angelo Pollutri, risponde parlando di petrolio e monnezza. E se ti opponi a questa logica, guardando a esperienze virtuose che hanno smesso di fare l’apologia del ‘zozzo è bello’, la tua opposizione viene con disprezzo e ironia etichettata come Nimby (come fa il riconfermato segreterario del Pd di Vasto, Antonio Del Casale, dal suo profilo facebook). Fortunatamente molta parte della cittadinanza è più lungimirante di chi pensa che il futuro possa essere nello sfruttamento petrolifero, come gli esponenti del Pd che sembrano essere stati catapultati quest’anno direttamente dalla prima rivoluzione industriale. Un paio di anni fa, in un articolo pubblicato su Liberazione, commentando le tentazioni di installazione di nuove centrali di produzione energetica, facevo notare che ‘ciò di cui non si tiene conto è che i dati estratti dal Piano energetico della regione Abruzzo (datato 2009) dicono che ‘l’entrata in produzione dell’impianto’ turbogas da 800 Mw di Gissi, a poche decine di chilometri dalla riserva di Punta Aderci, avrebbe potuto consentire «di passare da una condizione deficitaria di circa il 30% del fabbisogno energetico nella Regione Abruzzo ad una produzione superiore di circa il 30% al fabbisogno regionale’. Quello che manca è invece l’efficienza energetica. Sempre stando al piano energetico regionale, si nota che in Abruzzo, per produrre un’unità di ricchezza, si utilizza una quantità di energia superiore alla media nazionale. Il che vuol dire che c’è uno spreco di energia che non giustifica la rincorsa ai consumi energetici con autorizzazioni regionali a nuovi impianti di produzione di energia. Insomma, il rapporto regionale fotografa un Abruzzo che dovrebbe sprecare meno energia. Obiettivo che di certo non si raggiunge aumentando il numero delle centrali termoelettriche sul territorio. Lavorare al risparmio energetico, invece, significherebbe anche rispondere alla competizione dei mercati, riducendo i costi aziendali per unità di prodotto senza puntare come al solito alla riduzione del costo del lavoro. Potrebbe significare, partendo da studi sui minori consumi energetici, tentare di migliorare la posizione aziendale nel mercato di riferimento, senza per forza percorrere la spirale recessiva che si alimenta della riduzione del personale e minore potere di acquisto per i lavoratori. E’ evidentemente che punti di vista diversi determinano prospettive diverse ed incompatibili. E la prospettiva di chi continua a sostenere che “bruciare è bello” e che “sfruttare risorse è meglio”, ha lo stesso punto di vista di chi con le risorse di un territorio si arricchisce, lasciando dietro inquinamento e impoverimento, cioè la prospettiva che toccherebbe alla nostra regione seguendo la strada indicata dal Pd. Esperienze come Viggiano in Basilicata dovrebbero insegnare. Ma per imparare la lezione di Viggiano occorre abbandonare l’ideologia dello sfruttamento dalla quale il Pd non vuole liberarsi”.