Provincia di Chieti, D’Amico su dimissioni Di Giuseppantonio

camillo_damicoChieti. “Nel 2006 l’ex presidente Tommaso Coletti era a fine legislatura come senatore della Repubblica al primo mandato. Era stato eletto nel 2001 quando Berlusconi stravinse le elezioni politiche e, in provincia di Chieti con assoluta controtendenza nazionale, il centrosinistra elesse tre deputati ed un senatore”.

Così il capogruppo del Pd in Consiglio Provinciale a Chieti, Camillo D’Amico, sulle dimissioni del presidente della Provincia, Enrico Di Giuseppantonio, per candidarsi al Parlamento.

“Il sistema di voto – prosegue D’Amico – era meno garantista dell’attuale Porcellum e, l’eletto, era vera espressione del territorio. In quell’anno, l’allora presidente Coletti, tra non pochi combattimenti interiori decise di rimanere presidente della provincia di Chieti, portare a termine il suo mandato, pur potendosi ricandidare per la comoda poltrona parlamentare, rispettando l’’impegno assunto nel 2004 con il corpo elettorale. Partecipai direttamente a quelle decisioni che non furono facili per nessuno ma prevalse il senso della ragione di rimanere al proprio posto per servire la collettività ed, il territorio amministrato le forze politiche che l’avevano sostenuto e l’avevano candidato, i soggetti che avevano messo la propria faccia alla corsa elettorale e la tenace volontà di essere coerenti con la responsabilità assunta. Il presidente Enrico Di Giuseppantonio ha sempre amministrato la provincia di Chieti con l’intento di scappare a Roma appena possibile allo scopo di occupare un comodo e sicuro scranno parlamentare. Questa è stata la sua fissa costante in questi quasi quattro anni di guida dell’amministrazione. Le sue dimissioni non giungono come fatto nuovo ma come conferma di un sogno sempre inseguito. Poteva e doveva farlo, a mio sommesso avviso, rincorrerlo quando ne ebbe la materiale possibilità nel 1987 e non lo fece. I treni nella vita, talvolta, passano una sola volta. Da presidente della provincia e presidente delle’unione delle province Abruzzesi ha ben lavorato a difesa dell’esistenza dell’ente nell’infinita e stancante discussione in questa legislatura parlamentare sull’utilità, ruolo e capacità di essere un livello istituzionale. Questo merito glielo riconosciamo e, per questo, ha trovato appagamento tanto da essere oggi vice presidente nazionale dell’Unione delle Province Italiane (UPI) . L’abbandono della nave quando è in mare aperto non gli fa onore così come il fatto di lasciare aperte tante vertenze aziendali, un territorio completamente dimenticato ed abbandonato, strade impercorribili, ruolo dell’ente provincia nel rapporto con la regione Abruzzo, definizione di tante partite legate allo sviluppo del territorio completamente aperte e disattese non sono cose che poi non peseranno nella valutazione del voto dei cittadini. Di noi nessuno ha concorso alle primarie del nostro partito, pur potendo legittimamente farlo con sicuro successo, perché teniamo fede agli impegni assunti con i cittadini elettori”.

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