Così l’ormai ex presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, a proposito del progetto di fusione di Pescara, Montesilvano e Spoltore, stamani nel corso della conferenza stampa in cui ha ufficializzato le sue dimissioni dalla presidenza della Regione.
“La legge sulla grande Pescara – ha ricordato – intuita come referendum da Costantini, Becci, Mattoscio e da un mai nascosto Franco Pomilio, ha trovato la traduzione legislativa grazie ad un progetto di legge a prima firma D’Alfonso-Di Nicola. Noi entreremo in crisi con la nuova Pescara, ma la nuova Pescara non si fa senza entrare in crisi sul piano contrattuale, della contabilità pubblica e dei debiti che derivano dai debiti pregressi delle precedenti città”.
“Tutti i debiti precedenti – ha sottolineato – si trasferiscono: l’allineamento dei linguaggi contabilistici e amministrativi richiede una particolare capacità di superare la crisi”. “Io non mi sono mai appassionato all’ingrandimento demografico che per esempio è piaciuto ad alcuni sottoscrittori dell’iniziativa referendaria, perché l’aumento demografico fino a 200mila abitanti non porta a nulla. Il dato rivoluzionario è la spinta degli autoconvocati: oltre 100mila persone – ha concluso – che hanno dato nuova forma a questo tessuto urbano”