Bracco: ‘A Caldari di Ortona un camino di ben 64 metri’

Ortona. “Nonostante sul proprio territorio siano già presenti diversi impianti industriali causa di deleterie ripercussioni ambientali, a breve un’altra attività impattante potrebbe sorgere sempre sulla stessa area. Ciò che attende la frazione Caldari del Comune di Ortona è un quadro dalle tinte sinistre. I 1800 abitanti che vi risiedono vivono in un contesto, sotto varie sfaccettature, assai problematico e la Regione Abruzzo pare che non si metta troppo di traverso per barrare la strada a coloro i quali vorrebbero rendere ancor più compromesso un territorio che a oggi ha sofferto fin troppo”.

 Sono eloquenti le parole che il consigliere Leandro Bracco ha utilizzato nel descrivere una situazione parecchio delicata la cui protagonista è la storica frazione di Caldari, porzione di territorio fra le più rinomate dell’Ortonese per via sia della strada del Tratturello (essenziale arteria di collegamento con la statale Marrucina e la provinciale per Lanciano) che per la chiesa dedicata a San Zefferino Papa.

 “Qualche anno fa la società Aura Energia – afferma l’esponente di Sinistra Italiana – ha presentato un progetto per la costruzione di una centrale per la produzione di energia elettrica alimentata da biomasse dalla potenza pari a 15 MW. L’iter amministrativo si è concluso, oltre cinque anni fa, con il rilascio da parte della Regione Abruzzo dell’Autorizzazione unica ambientale. L’iniziativa è stata contrastata anche in sede di magistratura con esiti però favorevoli alla società proponente”.

 “Ufficialmente la realizzazione della centrale a biomasse – prosegue Bracco – avrebbe dovuto risolvere il problema dei fumi maleodoranti generati dalla fase di essiccazione delle vinacce nel ciclo di lavorazione della distilleria D’Auria. A essere impiegate nella combustione per la produzione di energia elettrica e termica sarebbero destinate proprio le materie prime utilizzate nella distilleria. Un progetto che, sorprendentemente, non è stato neppure sottoposto a Valutazione di impatto ambientale. Il nuovo impianto, a ogni modo, avrebbe dovuto mantenere inalterato il bilancio delle emissioni il quale, comunque, è già pesantissimo”.

 “Nel provvedimento regionale – rileva Bracco – si legge che condizione per la validità dell’autorizzazione è il rispetto della compensazione delle emissioni dell’impianto della Distilleria D’Auria. Inoltre ‘l’impianto in oggetto potrà entrare in esercizio solo se le emissioni della Distilleria D’Auria saranno dismesse prima, così come previsto nel Protocollo d’intesa siglato a fine luglio 2012 tra Distilleria D’Auria e Aura Energia’”.

 “Peccato però – evidenzia il Consigliere Segretario – che dallo studio della documentazione emergano diverse stranezze che gettano non poche ombre sull’operato della Regione. Intanto si parla di un progetto in ‘edizione ricognitiva’ e quindi non definitivo. Si tratta di un neologismo difficile da interpretare e del quale sfugge il significato. A questo va aggiunto che nella documentazione non pare esservi traccia di alcuni elementi strutturali indispensabili al funzionamento dell’impianto come ad esempio la caldaia principale. Dulcis in fundo non si comprende per quale motivo (e nonostante gli impegni presi nell’accordo di programma e richiamati nello stesso provvedimento autorizzativo) la Distilleria D’Auria abbia sottoposto il suo impianto alla procedura di Autorizzazione unica ambientale. Ma sino a oggi sulla base di quale autorizzazione l’attività è stata esercitata e le emissioni rilasciate in atmosfera?”.

 “E poi – sottolinea Bracco – per quale ragione, visto che una parte della struttura dovrà essere spenta come previsto dall’accordo, oggi si richiedono le autorizzazioni per l’impianto nella sua interezza? Il dubbio non può che apparire legittimo e acquisire concretezza: rimarrà tutto in funzione (nuovo impianto ovviamente compreso) e dunque alle 9 ciminiere del vecchio stabilimento si affiancherà anche un nuovo camino alto ben 64 metri. Tutto appare davvero oscuro tranne una sola cosa la cui limpidezza è conclamata: la politica regionale che ha in mano il potere non è a servizio dei cittadini. Sulla questione – conclude Leandro Bracco – è imminente la presentazione di una mia interpellanza nella speranza di ottenere risposte chiare e dettagliate ma soprattutto l’impegno ad attuare azioni concrete finalizzate alla tutela sia dell’ambiente che delle persone”.

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