Pescara. Dopo le dichiarazioni della Asl sui motivi dell’imminente chiusura del centro diurno psichiatrico di via Vespucci, non si placano ugualmente le polemiche.
“Le motivazioni non sono convincenti”, afferma il segretario nazionale di Rifondazione Comunista, il pescarese Maurizio Acerbo, che avanza “alcune osservazioni cliniche avendo a cuore esclusivamente i diritti dei pazienti”.
“Se dal 2014 la struttura è stata aperta non si capisce perché non possa continuare a esserlo finché non viene attivata una sostitutiva garantendo la continuità del percorso riabilitativo dei pazienti”, afferma Acerbo.
“La struttura viene definita priva di requisiti strutturali”, prosegue il segretario Rc, “Certo perché purtroppo nelle norme regionali sono previsti una serie di requisiti che rendono complicatissimo attrezzare case famiglia. Su questo stavo lavorando quando ero in Regione per modificare i manuali di accreditamento e debbo constatare che non si è andati avanti ma tutti gli psichiatri con cui mi confrontai convenivano”.
“Con le stesse motivazioni si chiusero il centro diurno e la casa famiglia di via Paolini ma la Asl li tenne aperti finché non fu pronta la struttura di Penne e quella di via Vespucci”, ricorda ancora Acerbo, “i requisiti strutturali, il centro diurno integrato non li ha mai avuti ma questo impedimento fu superato non chiamandolo casa famiglia”.
“Il fatto che l’affitto di via Vespucci fosse a capo della cooperativa La Rondine impedisce che Asl lo affidi alla coop che ne prende il posto?”, interroga Acerbo, “Il centro diurno integrato era sperimentale? Bene, è stato un esperimento che ha funzionato a giudicare gli esiti dei 10 pazienti che ci sono passati. Il carattere sperimentale – di fatto un escamotage per superare vincoli burocratici del tutto formali dei requisiti strutturali – non implica che vada chiuso. Il fatto che non sia classificato dentro le denominazioni della attuale normativa lo qualifica come sperimentale. Dal 2014 ci si accorge ora del carattere sperimentale? Faccio presente da militante politico che è cresciuto leggendo i libri di Basaglia che tutta la legge 180 e la sua progressiva attuazione sono stati caratterizzati da pratiche sperimentali non certo da mentalità burocratica”.
“Da familiare di un ex-paziente posso testimoniare che il percorso dentro centri inseriti nel tessuto urbano ha dato risultati che non si sarebbero mai sperati. L’inchiesta giudiziaria che ha riguardato il dott. Tino Trotta non inficia e non riguarda le sue scelte di psichiatra. Non implica quindi che si smantelli una sperimentazione che ha funzionato. Torno ad auspicare che la Asl consenta agli utenti di proseguire il loro percorso senza traumi e interruzioni finché non sarà possibile trasferirli in altra struttura a Pescara con caratteristiche analoghe”, conclude Acerbo.