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Provincia Chieti, mancata regolamentazione caccia al cinghiale: per D’Amico è ‘un dazio elettorale’

Chieti. “Il centrodestra è ostaggio della casta insita in quella parte di cacciatori che traggono profitti e guadagni dall’indiscriminata ed incontrollata caccia ai cinghiali”.

Così tuona il consigliere provinciale del Pd teatino Camillo D’Amico, che lamenta la mancanza di interesse da parte della maggioranza per ciò che riguarda i danni provocati dai cinghiali a produzioni agricole, cose e persone. Il politico definisce la cosa un vero e proprio “dazio elettorale”, divenuto dopo quattro anni “assolutamente intollerabile anche perché la caccia di frodo che s’unisce a un mercato illegale delle carne affatto controllata sanitariamente rappresenta un incivile cedimento. Una semplice passione non può diventare un mestiere ben remunerato  fiscalmente non tassato”.

D’Amico ricorda che proprio il Pd aveva proposto una regolamentazione alla caccia del cinghiale unitamente al controllo del territorio per l’intero anno solare con la possibilità di una verifica al primo anno di applicazione. Ma “il centrodestra a guida Udc alla provincia di Chieti lo ha bloccato – precisa il consigliere – e fu uno dei primi atti senza nulla fare in questi quattro anni di governo. Alla luce dei frequenti incidenti stradali, di quelli accaduti alle persone dove anche decessi ci sono stati, dell’increscioso aumento dei danni alle colture agricole, del considerevole consumo che si verifica nei locali pubblici senza garanzie di seri controlli sanitari e di un incontrollato fenomeno della caccia di frodo, non più è rinviabile regolamentarne il prelievo senza mirare all’eradicazione della specie noi chiediamo di agire. Per sola carità di patria sottaciamo il mai accertato pericolo che anche da noi non ci siano casi di cinghiali contaminati come avvenuto in provincia di Vercelli. Questo è il momento dell’assunzione delle responsabilità. Chi non se la sente o non ne ha il coraggio deve fare un passo indietro. E’ quello che chiediamo a chi si mette di traverso per trovare una sana e partecipata decisione all’assumere iniziative atte a ridurre l’alto numero dei cinghiali presenti nel nostro territorio. Non siamo sfavorevoli ai cacciatori ma contro chi strumentalizza il loro mondo per fini squisitamente personali ed elettorali. Al presidente della provincia di Chieti, Enrico Di Giuseppantonio, chiediamo di rimuovere la delega alla caccia e pesca al consigliere delegato Giovanni Staniscia che è risultato un freno alle politiche attive dell’ente e non certo un valore aggiunto”.