Chieti. Cosa fare per fermare il ‘grave degrado’ sociale, economico e culturale, che sta portando la città di Chieti all’isolamento regionale? E’ quanto si chiede il segretario di Giustizia Sociale, Bruno Di Paolo, che ha scritto una lettera ai rappresentanti delle realtà politiche cittadine.
“E’ evidente ormai – dice Di Paolo nella lettera – anche ai più orbi osservatori della scena pubblica come la nostra città sia ostaggio da tempo di un drammatico immobilismo amministrativo. Questo in ragione del fallimento della missione assunta dal sindaco al tempo della campagna elettorale, in cui ci regalò il sogno, rimasto tale, di una città nuova, più viva e più vivibile, con un aumento del tenore di vita e una soluzione dei suoi più annosi problemi. Era difficile non rimanere affascinati da un progetto simile, tanto che l’elettorato riversò un largo suffragio sulla sua persona e sulle coalizioni che lo sostennero. Ma dal quel giorno le cose hanno preso una piega ben diversa e persino la capacità attrattiva del primo cittadino è via via evaporata al pari del sogno di una Chieti da questi immaginata ‘di più’. Infatti, la realtà d’oggi parla di una città economicamente in ginocchio e senza una prospettiva futura; parla dell’incapacità dell’amministrazione di scongiurare la chiusura dell’Ospedale militare, che abbandona Chieti dopo 142 anni; parla dell’addio alla città del 123° Fanteria, per decenni strumento di sostentamento degli esercizi commerciali locali; parla della crisi senza sbocchi della Sixty e del dramma dei dipendenti della ex Burgo; parla dello scempio del parcheggio che fa da cornice al Duomo nel salotto di piazza San Giustino; parla di una Scalo in gravissimo affanno occupazionale e di un centro storico che va svuotandosi di ogni funzione, parla dell’incapacità di sindaco e giunta di essere interlocutori autorevoli delle altre amministrazioni, ultima testimonianza ne sia la suddivisione dei fondi regionali per la cultura nella variazione di bilancio dei giorni scorsi: al Teatro Marrucino sono arrivate solo le briciole, 300 mila euro che sono quasi un insulto per un’Istituzione tanto gloriosa, nonostante siano di Chieti il vicesegretario regionale del Pdl Fabrizio Di Stefano e l’assessore regionale all’Agricoltura Mauro Febbo. E l’elenco potrebbe continuare ad oltranza. In buona sostanza ci troviamo di fronte ad un’autentica dimostrazione di incapacità amministrativa, priva di progettazione a medio e lungo termine, senza obiettivi concreti da poter centrare. Una navigazione a vista che ci espone ad enormi rischi anche in materia contabile dove proprio la mancata programmazione potrebbe determinare ogni momento il salasso delle casse comunali. Tutti noi, impegnati nella cosa pubblica, siamo posti oggi dinanzi ad un bivio. Da un lato c’è una strada, certamente comoda, che ci permetterebbe di sfruttare politicamente la situazione in cui versa la città, mettendo in imbarazzo quotidianamente sindaco e giunta comunale, cavalcando il malcontento popolare ed approfittandone per un tornaconto elettorale futuro. Dall’altra, mettendo da parte gli interessi personali politici per il bene della città, vi è l’opportunità di assumere una funzione di responsabilità collettiva con un accordo di fine consiliatura tra tutte le forze politiche, basato su pochi ma concreti punti programmatici. Personalmente sono dell’avviso che la gente non accetterebbe di andare al voto, stufa com’è di vedere i politici dividersi su questo e su quello e di sentire promesse. La seconda strada apparirebbe invece agli occhi dei cittadini come una assunzione di consapevolezza da parte della politica di quelle che sono le esigenze concrete della nostra collettività e, in pari tempo, una apprezzabile atto di umiltà da parte del sindaco finalizzato ad arrestare lo sbando amministrativo e, forse, la catastrofe per la nostra città. E’ evidente, converrete con me, che bisognerebbe partire da un azzeramento della giunta municipale, responsabile della palude in cui ci troviamo, e la sua contestuale sostituzione con una squadra di responsabilità costituita da un rappresentante di ogni gruppo consiliare, che non percepirebbe alcuna indennità. Un gentlemen agreement, una giunta di lealtà e responsabilità che lavorerebbe a titolo gratuito. Al sindaco si affiancherebbero due nomi di alto profilo: uno di area Pd, in quanto maggior partito dell’opposizione, ed un altro da scegliere collegialmente. Entrambi lo accompagnerebbero e, ancor meglio, lo consiglierebbero quotidianamente nella guida della città e nelle scelte più importanti. Più che ‘commissariamento del sindaco’ lo definirei una sorta di triumvirato sostenuto da un gruppo di saggi in rappresentanza di tutte le aree politiche presenti in Consiglio nonché del M5S, espressione non emarginabile di tanta parte del corpo elettorale teatino. Questa soluzione di collettiva assunzione di responsabilità da me avanzata – conclude il segretario politico di Giustizia Sociale – potrebbe essere giudicata da qualcuno come velleitaria se non demagogica; essa invece, se ci riflettete bene, e’ semplicemente anticipatrice di un percorso politico nuovo, come gli avvenimenti nazionali di queste ultimissime ore e i richiami del presidente Napolitano stanno a testimoniare. Sono sicuro che questa mia proposta di sederci intorno ad un tavolo per gettare le basi su un percorso di fine consiliatura, che potremmo definire ‘di larghe intese politiche’ sarà da Voi tutti valutata in maniera approfondita per provare a ridare dignità e qualche piccola speranza alla nostra amata città”.