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Val di Sangro: “Roma ne vuole la petrolizzazione”

Roma. “Il Governo Gentiloni intende dare concretezza al progetto petrolifero in Val di Sangro. La prova? Il 4 ottobre scorso il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare (MATTM) ha chiesto alla società CMI Energia di integrare la documentazione riguardante il progetto di estrazione di gas dal lago di Bomba. Dopo la concessione di una nuova area da parte dell’Arap per la costruzione a Paglieta di una raffineria e le rassicurazioni della Regione Abruzzo circa la fine del progetto stesso, purtroppo altre circostanze emergono a riprova che l’esecutivo nazionale di matrice renziana ha il fine di dare attuazione al programma estrattivo”.

Sono queste le parole che il Consigliere Leandro Bracco ha utilizzato nel commentare gli sviluppi che di recente ha avuto la vicenda che vede protagonista il lago di Bomba e la quantità di gas che si trova sotto di esso.

“Una volontà scellerata da parte di Roma – evidenzia l’esponente di Sinistra Italiana – considerata la nota e accertata pericolosità del progetto, perseguito presumibilmente a disprezzo delle norme in vigore”. “La richiesta di integrazioni da parte del Ministero datata 4 ottobre 2017 – spiega Bracco – è infatti illegittima. Le norme sulla VIA contenute nel decreto legislativo 152/2006 prevedono, infatti, che l’autorità possa richiedere integrazioni documentali entro trenta giorni dal termine di presentazione delle osservazioni da parte dei soggetti interessati al progetto. Nel caso di Bomba il termine per la presentazione delle osservazioni è scaduto il 29 agosto 2016. E’ del tutto evidente quindi – prosegue il Consigliere regionale – che il Ministero avrebbe dovuto inoltrare tale richiesta nei trenta giorni successivi il 29 agosto 2016. E invece il MATTM ha atteso oltre un anno”.

“Va detto inoltre – sottolinea Bracco – che il Ministero per ben due volte (il 30 giugno e il 22 agosto scorsi) ha persino accolto le integrazioni volontarie della società proponente e poi ne ha chieste addirittura delle altre. Queste circostanze dimostrano non solo come il progetto abbia continuato il proprio cammino ma che lo abbia fatto e lo stia facendo in una assai probabile violazione delle regole”.

“In particolare è evidente – rileva Bracco – che il progetto medesimo risulti anche per il Ministero assolutamente carente tanto che è stata chiesta l’integrazione in ben trenta punti di esso. Punti che vanno dall’approfondimento delle sentenze del Tar di Pescara e del Consiglio di Stato al principio di precauzione, dalla coerenza con gli strumenti di programmazione all’interferenza con i siti Rete Natura 2000, dall’ambiente idrico alla subsidenza fino alla sismicità indotta”.

“Nei fatti, in definitiva, la CMI Energia ha proposto un progetto carente e il Ministero, invece di deliberare una decisione di contrarietà, presumibilmente consente alla società, attraverso la richiesta di integrazioni, di produrre e depositare un nuovo progetto”.

“Colpisce inoltre la circostanza – rimarca Bracco – che ciò che il Ministero chiede nella richiesta di integrazioni, in gran parte coincida con le censure e i rilievi contenuti nelle osservazioni messe nero su bianco dai Comuni, associazioni e dalla stessa Regione Abruzzo. Ciò conferma che proprio quelle osservazioni rappresentavano un serio ostacolo al prosieguo del progetto e di qui la necessità di riformularlo”. “Sulla questione Bomba – conclude Leandro Bracco – deve essere fatta chiarezza una volta per tutte ma soprattutto è dovere della collettività quello di impedire al governo nazionale di barattare la sicurezza dei propri cittadini con la certezza della devastazione”.