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Pescara, centrale biomasse Fater: si allarga la polemica

Pescara. La realizzanda centrale a biomasse della Fater di via Raiale diventa, neve permettendo, uno dei principali argomenti del dibattito pescarese. Da quello circoscrizionale, al comunale fino a livello regionale, sono tante le voci che si rincorrono e si accavallano circa autorizzazioni per la centrale, chiarezza istituzionale e qualità dell’aria.

Dopo le voci associative di Legambiente e Wwf, la preoccupazione per la centrale a biomasse in via di realizzazione dallo stabilimento Fater di via Raiale, a pochi chilometri dal centro di Pescara, si sposta nell’orbita politica. Sono i vari livelli amministrativi a produrre voci agitate, se non contrarie, rispetto all’impianto per il quale è già stato emanato parere positivo dal comitato per la valutazione di impatto ambientale della Regione. Inizia Giacomo Cuzzi, capogruppo Pd al consiglio della circoscrizione nella quale sorgerebbe la centrale, quella di Portanuova: “Oggi la centrale a biomasse verrebbe mai autorizzata” afferma citando le dichiarazioni rilasciate recentemente dalla dottoressa Iris Flacco, dirigente regionale del servizio Energia e Ambiente della Regione Abruzzo. Ma al di là dell’iter autorizzativo, Cuzzi concentra il suo intervento sul bisogno di chiarezza sull’impatto ambientale: “Vogliamo capire senza ombra di dubbio alcuno se tale realizzazione porterà  anche  solo un minimo peggioramenoto della qualità della vita e dell’inquinamento; su questo chiediamo a tutti i soggetti interessati di fare immediata chiarezza, senza troppi tecnicismi e giri di parole in burocartaese, ma mettendo al primo posto la salute  dei cittadini e il contesto urbano nel quale si inserisce, già svantaggiato dal Cementificio, di cui la famosa delocalizzazione appare sempre piu’ lontana, non può permettersi una iniziativa su cui non ci sia la piena e convinta adesione di tutte le istituzioni e la cittadinanza residente”.

La stessa “chiarezza e trasparenza” invocata a gran voce dal consigliere comunale indipendente Adele Caroli: “La politica, in linea generale, ma anche tecnici e addetti ai lavori devono parlare chiaro, sempre, e soprattutto in maniera semplice. Sulla salute delle persone non si può non essere espliciti”, dice dopo aver partecipato alla Commissione Ambiente che, all’odierno ordine del giorno, aveva l’audizione di Regione Abruzzo, Fater e associazioni ambientaliste. “I dati che ci dicono come siano in aumento in città gli episodi tumorali, derivanti da inquinamento dell’aria, devono indurci ad una seria riflessione, perché se dovesse esserci anche il minimo sospetto di grave rischio per la salute, i cittadini dovrebbero essere i primi a saperlo”, conclude la Caroli. .

 

Alza il dibattito all’ambito regionale, seppur rendendolo più tecnicistico,  Maurizio Acerbo, consigliere di Rifondazione Comunista sia per Regione che per Comune. Ad entrambe le amministrazioni rimprovera: “Siamo di fronte a un’autentica Caporetto della credibilità delle istituzioni. Due amministrazioni comunali, prima di centrosinistra e poi di centrodestra, hanno espresso un parere favorevole senza informare la cittadinanza, il consiglio comunale, la circoscrizione, la stessa consulta dell’ambiente, che con la giunta Mascia è semplicemente scomparsa. Quanto alla Regione non si capisce come abbia potuto autorizzare un impianto sulla base del Piano di qualità dell’aria approvato nel 2007 e risulta poco convincente la giustificazione addotta”. Acebro invoca il Piano che, al suo interno, prevede delle zone di risanamento tra le quali la città di Pescara: “In particolare, le misure dovrebbero permettere, pur nell’incertezza della valutazione, di conseguire, entro il 2010 nelle zone definite di risanamento, il rispetto degli obiettivi di qualità  dell’aria, stabiliti dalle più recenti normative europee con riferimento ad elementi inquinanti come ossidi di zolfo, ossidi di azoto, monossido di carbonio, particelle sospese con diametro inferiore ai 10 micron, benzene. “Tale obiettivo è fallito miseramente”, sostiene Acerbo, “visto che a partire dagli enti locali nulla di concreto si è fatto. In compenso si è autorizzato un impianto nonostante la norma prevedesse: divieto di incremento delle emissioni dei singoli inquinanti derivanti dalle attività  industriali e artigianali delle zone di risanamento nell’ambito delle procedure di autorizzazione ai sensi del Decreto legislativo 03/04/2006 n° 152 (SOx, NOx, CO2, PM10), quindi l’impianto non si poteva autorizzare perché emette di più rispetto al precedente; divieto di insediamento di nuovi impianti di produzione di energia elettrica da fonti fossile non in cogenerazione, trigenerazione o a ciclo combinato con potenza superiore a 3Mw elettrici (SOx, NOx, CO2, PM10), e gli impianti a biomassa non possono derogare da questi obiettivi”. “Mi sembra che non si dovesse aspettare la norma del 2010 per dire no a quel progetto”, aggiunge, “ma la cosa più incredibile è che ad autorizzazioni già rilasciate la Fater, sollecitata da WWF e consiglieri comunali, si dichiari pronta a ridurre emissioni. Si tratta però di una disponibilità della Fater mentre in un paese serio tale impegno dovrebbe tradursi in prescrizioni contenute in un’autorizzazione. Sulla questione presenterò nelle prossime ore un’interrogazione al Presidente Chiodi insieme ai colleghi consiglieri Saia e Sclocco”. “Sarebbe ingiusto e assai limitativo”, conclude, “attribuire a una centrale che ancora non funziona la pessima qualità dell’aria per questo ho chiesto la documentazione relativa al cementificio e al sansificio”.

 

Daniele Galli