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Terremoto L’Aquila: IdV attacca la Curia

L’Aquila. “Mettere in evidenza le eventuali ombre della Chiesa non è peccato, ma un dovere ed un servizio reso ai cittadini, oltre che un monito ai vertici della Chiesa stessa a non abbandonare la sua missione di moralità e di solidarietà, di vicinanza e di sostegno ai fedeli più bisognosi”. Lo ha dichiarato, rivolgendosi all’arcivescovo metropolita dell’Aquila, monsignor Giuseppe Molinari, il segretario cittadino dell’Idv, Lelio De Santis.

“Caro Arcivescovo – scrive l’esponente dell’Italia dei Valori – i cittadini aquilani Le volevano bene, apprezzavano la sua missione pastorale ed erano pronti a seguirLa ovunque, come il gregge segue il suo pastore, ritenendoLa un punto di riferimento molto importante sul piano religioso, ma anche su quello morale. Poi, è arrivato il terribile e maledetto terremoto del 6 Aprile, che ha cambiato il mondo per tutti noi cittadini aquilani, credenti e non credenti, e che ha prodotto nelle nostre menti un dubbio esistenziale: abbiamo cominciato a dubitare di tutto, anche del Buon Dio…che non ci ha risparmiato questo dramma, che ha portato via con inaudita ferocia 309 uomini e donne, ragazze e ragazzi, incolpevoli ed indifesi. In questo quadro delicato, Lei ha mostrato di capire poco il disagio sociale che attraversa la comunità  e che condiziona, soprattutto, i ceti più deboli e marginali, non difendendo le loro ragioni in ogni sede istituzionale. Qualche volta, ha preferito invitarci ad essere in sintonia con il Potere, qualche altra volta ha ostentato piacere nel presenziare al taglio dei nastri per opere pubbliche provvisorie non sempre necessarie. E certamente, nessuno può dimenticare – mi consenta – le sue parole sgradevoli ed inopportune a commento della partecipazione ‘di solo qualche centinaia di persone’ alla grande manifestazione dell’anno scorso che vide sfilare sotto la pioggia ed il vento oltre 20.000 aquilani. Ma ancora più incomprensibile – osserva De Santis – appare il coinvolgimento della Curia e del suo vescovo ausiliare, Giovanni D’Ercole, nella truffa o presunta truffa dei 9 milioni stanziati per il sociale. Tutti noi ci auguriamo che l’indagine scagioni il vescovo, D’Ercole (che non è indagato, ndr), ed allontani le ombre dalla Curia arivesciovile, ma una riflessione andrebbe fatta ed un’autocritica seria si imporrebbe. Ed invece Lei, caro Arcivescovo Molinari, va all’attacco della stampa e di chi ha informato su questo scandalo, che non può avere alcuna giustificazione e che non va sottovalutato da parte di nessuno. Sono sicuro che Lei non vorrà deludere i cittadini, già abbastanza disgustati dalle vicende nazionali poco edificanti ed umiliati in questi 30 mesi da una gestione della ricostruzione verticistica e burocratica. Sono sicuro – conclude De Santis – che la Chiesa aquilana non ripeterà le cattive frequentazioni e, da qui in avanti, starà solo dalla parte della gente per bene per affermare solo i valori della giustizia sociale e del rigore morale”.