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Francavilla, Pastore al convegno del Comitato regionale per il No al referendum costituzionale

Francavilla al Mare. “Noi siamo per le riforme, ma non per questa riforma pasticciata e dannosa della Costituzione che peggiorerà lo Stato e il suo funzionamento”.

 Nelle parole del senatore Andrea Pastore è contenuto il manifesto politico e informativo del centrodestra abruzzese che si riconosce nel Comitato regionale per il “No” al referendum costituzionale voluto dal Governo Renzi. Nella gremita sala conferenze del Museo Michetti di Francavilla al Mare sono state disegnate le linee operative che devono condurre a un voto consapevole e responsabile per la tornata elettorale del 4 dicembre.

Dopo l’introduzione del coordinatore provinciale azzurro Daniele D’Amario e dei deputati Fabrizio Di Stefano e Paola Pelino, parola al coordinatore regionale Nazario Pagano il quale, nel compiacersi del ricompattamento del centrodestra sul fronte referendario, ha rimarcato la “necessità di contattare le persone e spiegare perché è giusto votare contro questa riforma, senza metodo e senza schemi, imposta da una maggioranza spuria e ondivaga”.

La senatrice Pelino ha affermato di conoscere approfonditamente il testo e di essere certa che «creerà molti problemi», mentre Di Stefano, giocando con le parole, ha bollato il progetto costituzionale oggetto di referendum, «una schiforma» .

Già presidente della 1ª Commissione permanente – Affari Costituzionali, il senatore Pastore nel suo intervento ha coniugato l’esperienza del legislatore con l’uomo di diritto: “il “no” a questa riforma è necessario. Noi moderati abbiamo una responsabilità enorme nel far capire perché: spogliamoci delle vesti dei politici e indossiamo quelle da elettori, rispondiamo alle domande di chi dovrà andare a votare e spieghiamo che la questione primaria della governabilità del Paese, spacciata come prioritaria e risolutiva, è invece semplicemente ignorato. Se vincerà il “sì” in Senato avremo a che fare con una specie di “dopolavoro” formato da sindaci e consiglieri regionali, chiamati a scelte importantissime e fondamentali, come le competenze in materia di Unione Europea”.

Il docente di diritto costituzionale Fabio Masci ha evidenziato che, contrariamente a quanto sostenuto, non solo il bicameralismo non sarà affatto superato guadagnandone in snellezza, risparmio ed efficienza, ma che invece si verificherebbe “una riduzione della nostra rappresentatività, recidendo ogni valenza politica tra il cittadino e il politico che deve recepire e fare sue le istanze del territorio”. E ha smentito persino la premessa di facile presa sulla riduzione dei costi della politica, attraverso la drastica riduzione dei senatori e l’abolizione di quelli a vita “ma con la possibilità di nomine ad personam con durata di 7 anni, con ovvio rafforzamento della maggioranza». Attraverso l’analisi tecnica di diversi articoli della Costituzione (40, 64, 70 e 119) sono stati smantellati diversi aspetti della propaganda a favore del “sì”. In sintesi «non avverrà il superamento del bicameralismo perfetto e ci saranno altresì forti complicazioni per l’emanazione delle leggi”.