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Ricostruzione L’Aquila, Gianni Chiodi scrive a Nichi Vendola: “non conosci la materia”

L’Aquila. “La ricostruzione a L’Aquila è completamente ferma, c’è necessità di un dibattito pubblico sul tema e di preservare l’integrità storica di una delle più importanti città d’arte al mondo”. Così Nichi Vendola aveva parlato qualche giorno fa della ricostruzione aquilana agli americani intervenuti al congresso di Sinistra Ecologia e Libertà a New York. Oggi, a distanza di cinque giorni, il presidente della Regione Abruzzo, nonché Commissario per la Ricostruzione Gianni Chiodi, risponde al governatore pugliese.

E lo fa per mezzo di una lettera, in cui scrive: “Ho letto i tuoi giudizi sul difficile processo di ricostruzione che sta interessando la città dell’Aquila, che hai esternato durante un incontro pubblico a New York. Mi dispiace dirtelo, ma sono frutto di un’analisi approssimativa accompagnata da un inopportuno spirito polemico, che denota un’assoluta non conoscenza della materia”.
Gianni Chiodi non ha mandato giù le parole del “collega” e aggiunge: “La ricostruzione è un fatto nazionale che tocca direttamente il popolo aquilano e, quindi, esternazioni di questa natura, peraltro in un ambito estero nel quale la componente abruzzese ha vissuto direttamente o indirettamente le conseguenze drammatiche del terremoto, non aiutano la causa aquilana, l’unica alla quale riesco ad appassionarmi a prescindere dalle colorazioni politiche. Ti dico fin da ora che all’Aquila il dibattito pubblico sulla ricostruzione è avviato da un pezzo che ai cittadini, a più riprese, abbiamo chiesto idee, suggerimenti e iniziative per migliorare il processo della ricostruzione e che questo continuo confronto sta dando i suoi frutti. Sul patrimonio artistico di una delle città più ricche del mondo abbiamo avviato progetti ben definiti di ricostruzione con l’erogazione di fondi. E il confronto nazionale sui modelli di ricostruzione in campo artistico è avviato da tempo e solo una visione parziale e strumentale della politica non li vuole scorgere. Questi meccanismi di ricostruzione, è bene ricordarlo, arrivano dopo una gestione dell’emergenza che è stata presa ad esempio da tutto il mondo, a prescindere da quella che tu chiami filantropia televisiva. I prefabbricati realizzati all’Aquila nel giro di quattro mesi dal terremoto del 6 aprile hanno dato un tetto sicuro e saldo ad oltre 20 mila residenti. E non sono i tetti di latta delle baracche che hanno coperto migliaia di senzatetto dei precedenti terremoti: sono strutture stabili, confortevoli e calde che permettono ad una famiglia di vivere tranquillamente un momento difficile e delicato della propria esistenza e dell’intera società che la circonda. Nessuno vuole dare il bollino della definitività a quelle costruzioni ma tutti noi sappiamo benissimo quanto sia complessa la ricostruzione che attende L’Aquila e quelle case rispondono alle esigenze future, limitate nel tempo, di migliaia di famiglie. Ecco perchè nessuno ha detto che quelle case sono la nuova L’Aquila. L’Aquila che abbiamo in testa noi è quella che vogliono migliaia e migliaia di aquilani, e cioè una città che torni a vivere e pulsare intorno al proprio centro storico, straordinario concentrato di cultura e storia insieme, ma anche di commercio e vitalità. Per questo abbiamo finanziato per 118 milioni di euro la ristrutturazione di tutti gli edifici pubblici più importanti del centro indicati dal Comune. E su questo si muoverà la nostra strategia, certi di trovare al nostro fianco tutti quegli aquilani che vogliono bene alla città”.

E conclude: “La propaganda del non funziona niente la lasciamo ad altri. Come ad altri lasciamo analisi avventate e superficiali sui processi di ricostruzione che non fanno altro che alimentare una dialettica politica strumentale ed inutile. Esse non sono altro che frutto di una visione parziale della realtà aquilana del terremoto e non aggiungono nulla a quel dibattito che vuole aiutare la città a rinascere. L’unica cosa che mi duole è che anche tu sia entrato in questo club esclusivo”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dura replica di Vendola al presidente Chiodi. “Ti sei risentito per le mie dichiarazioni sul tema spinoso della ricostruzione post terremoto in Abruzzo. Mi racconti delle cose fatte o in cantiere. E la tua lettera mi conferma nel mio dolore e nel mio giudizio su quanto accaduto nella tua regione”. Così il presidente della Regione Puglia ha replicato alla lettera scritta da Gianni Chiodi .
“Dolore – si legge nella nota di Vendola – perché L’Aquila è uno dei cuori pulsanti e nobili del nostro Paese, è un crocevia della bellezza del mondo, e la sua tragedia meritava una seria elaborazione del lutto, un rendiconto sincero delle responsabilità che rendono così vulnerabile un intero tessuto urbano, e soprattutto meritava un’opera possente e rigorosa di pianificazione della ricostruzione. Invece sono andati in scena gli spot pubblicitari delle new town, quella filantropia esibita in diretta televisiva, una permanente manipolazione delle cronache abruzzesi, e il tutto nel quadro delle attività appaltatorie della cosiddetta cricca. Tutti gli abruzzesi che ho incontrato in America mi hanno espresso sgomento e indignazione per ciò che è stato svelato dal popolo delle carriole e da quel cartello che diceva Io non ridevo. Si è fatta propaganda sulla pelle degli abruzzesi, si sono costruiti cicli di malaffare speculando sulla vita e la morte di una città. Io penso così e non riesco a tacere. Capisco il tuo imbarazzo e ti prego di comprendere la mia sincerità… Io penso che la ricostruzione sia un impegno davvero ciclopico, che chiama in causa un’intera classe dirigente, le comunità colpite e insieme l’intera cultura nazionale. La ricostruzione non può essere ridotta alla stregua di un sondaggio, ad una vaga evocazione progettuale, a suggestioni che galleggiano nel vuoto pneumatico di iniziative concrete.. Questo a me sembra superficiale e poco serio”.