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Pescara, I 66 precari della Provincia raccontati in un libro

 

L’odissea dei 66 lavoratori precari della Provincia diventerà un libro, aperto anche ad altre storie di precariato nella pubblica amministrazione, da quelle dei precari della Regione, a quelle dei precari delle Province di Teramo, Chieti, dei Comuni. Lo annuncia la consigliera provinciale Idv Antonella Allegrino. ‘Vite precarie’ sarà il titolo dell’opera.

Vita precarie, da raccontare in forma esplicita o anonima, per dare voce a chi oggi non ha avuto abbastanza potere contrattuale per ritagliarsi un futuro certo nella pubblica amministrazione, non escludendo un seguito dedicato anche le storie di precariato nel privato.
La consigliera Allegrino ravvisa la necessità di raccontare queste storie in un libro: “perché la vicenda dei precari della Provincia di Pescara è forse uno dei segnali più brutti che un ente pubblico che dovrebbe invece rappresentare la comunità e tutelarne diritti e aspirazioni possa dare”, spiega.
Così facendo si cerca di dare maggiore risalto alla visione umana della vicenda, fin troppo incasellata in numeri e cifre in esubero e battaglie politiche sulla pelle di 66 persone. Non più 66 precari, ma 66 vite, ridotte in precarietà. “Tutto questo per mancanza di volontà o capacità politica e soprattutto perché si è deciso di non affrontare il problema  dal lato etico, come dovrebbe invece fare un ente pubblico, ovvero guardando alla storia degli uomini e delle donne che stanno dietro ai contratti, considerando le opportunità negate anche alle loro famiglie, molte peraltro nate sulla scorta dei rinnovi contrattuali, che ora vivranno il dramma della disoccupazione e della ricollocazione e, infine, rispettando le loro identità, quelle che non a caso i 66 precari pescaresi hanno cancellato nel messaggio pubblicitario di protesta acquistato nei giorni scorsi sui quotidiani”, prosegue la Allegrino,  “l’idea del libro muove proprio dalla necessità di dare voce a chi non l’ha avuta nel corso di questa che si prospetta una vertenza lunga e rabbiosa, inquadrare bene la situazione del lavoro in Abruzzo con dati e contributi di qualità e consegnare alla memoria collettiva ciò che gli enti pubblici hanno ignorato, vite e speranze di centinaia di persone”.

Daniele Galli