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Chieti, Di Primio su vertenza Thales: ‘Al tavolo delle trattative sieda anche un rappresentante del Governo’

Chieti. “Ho voluto esprimere ancora una volta la mia vicinanza ai lavoratori della Thales di Chieti per le difficoltà che stanno affrontando a causa di una inaccettabile posizione assunta dall’azienda sul nostro territorio”.

 Lo ha dichiarato il Sindaco di Chieti, Umberto Di Primio, che questa mattina si è recato presso lo stabilimento della Thales di Chieti, occupato dai lavoratori, per portare loro ancora una volta la solidarietà ed il contributo dell’Amministrazione Comunale. Il Sindaco ha poi partecipato alla riunione convocata dal Prefetto Antonio Corona, presenti i rappresentanti della Rsu della Thales, nel corso della quale ha annunciato che invierà una nota a Palazzo Chigi per chiedere che alla prossima riunione del tavolo convocata per l’11 aprile presso il MISE, sieda anche un rappresentante del Governo.

 “La difesa della Thales di Chieti, leader nel settore delle telecomunicazioni a livello internazionale, che opera anche per conto del Ministero della Difesa, deve far si che vengano tutelati non solo i suoi lavoratori ma anche il suo know how, valore aggiunto per tutto il territorio italiano. L’obiettivo è perseguire ogni percorso utile portando avanti una battaglia in difesa di una terra dove stiamo assistendo ad un progressivo impoverimento qualitativo del lavoro e dove la Thales rimane una delle poche aziende d’eccellenza, parte determinante di quell’anello della sicurezza e della difesa di fondamentale importanza in un momento così particolare anche per il nostro Paese. Per questo, ritengo che sia irrinunciabile la presenza del Governo al tavolo delle trattative. In tal senso, mi sono impegnato a scrivere una nota da inviare a Palazzo Chigi per chiedere che alla prossima riunione sulla vertenza, convocata per il prossimo 11 aprile, questa volta vi sia la presenza di un autorevole rappresentante del Governo. In questo ultimo anno, la Regione, tramite il Vice Presidente Giovanni Lolli, e il Comune hanno tentato di fare pressione sui Ministeri competenti affinché la Thales non finisse smantellata e spezzettata. In ultimo, ho rappresentato tale difficile situazione anche al Presidente del Consiglio Matteo Renzi in occasione della sua visita a Chieti presso gli stabilimenti della Walter Tosto. Chiediamo che Thales torni sui propri passi e non rinunci al comparto Difesa e, soprattutto, al sito di Chieti”.

 Così si legge in una nota di Sara Marcozzi, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle: “Apprendiamo dagli organi di stampa, e dai media in generale la volontà intrapresa dalla Società Francese Thales, di cessare la propria attività nello stabilimento Teatino, dopo l’incontro svoltosi ieri presso il Ministero dello Sviluppo Economico. “La direzione aziendale, ha ribadito ai rappresentanti del governo, dei sindacati nazionali e territoriali, e del vicepresidente della Regione Giovanni Lolli, la decisione volta alla chiusura e quello che ci preoccupa di più è ovviamente il destino dei lavoratori. Dopo le prime rassicurazioni, seguite all’allarme dell’accorpamento con la sede di Sesto Fiorentino, in seguito alla cassa integrazione per due terzi dei lavoratori, ora di nuovo si paventa l’ipotesi chiusura. E’ evidente come negli ultimi anni il management abbia intrapreso delle azioni volte al ridimensionamento dell’organico, basta vedere il capitale umano dell’azienda diminuito da 700 unità nel 2009 a circa 480 e la successiva chiusura della sede di Roma. Ciò che preoccupa più di tutto, oltre il futuro blocco dello sviluppo delle eccellenti tecnologie “made in Chieti”, è certamente la perdita del fattore umano e delle capacità professionali, del know how, degli oltre 90 dipendenti della sede Teatina – continua Marcozzi – che verrebbero disperse dopo decenni di investimenti anche da parte dello stato Italiano, fattori che entrambi hanno portato a risultati encomiabili l’ultimo dei quali sicuramente l’aggiudicazione del progetto SafeCOP proprio per tramite dello stabilimento cittadino. Non comprendiamo le ragioni della Multinazionale, dato che il proprio fatturato risulta registrare un utile netto in crescita del 44% nel solo 2015, e sembrano non esserci strumenti per impedire una libera scelta imprenditoriale. Però crediamo esistano nelle soluzioni alternative – prosegue Marcozzi – soluzioni non ancora vagliate dalla politica di governo, come il Workers Buyout. Sappiamo che tramite alcune integrazioni alla legge di stabilità il governo ha predisposto investimenti per oltre 500 milioni di euro verso la protezione della sicurezza informatica eppure nonostante l’azienda possa accedervi non partecipa alla presentazione di alcun progetto. A questo punto pare evidente che le motivazioni siano altre e ci domandiamo come mai ai precedenti tavoli il Vicepresidente Lolli non abbia vagliato l’ipotesi di un Workers Buyout, attraverso il quale si sarebbe potuta mettere l’azienda con le spalle al muro. Non un gioco di retorica ma un vero è proprio piano basato sulla cessione del ramo d’azienda dalla Thales direttamente ai propri dipendenti, ai quali il governo potrebbe cedere i contratti già in essere. Dipendenti con i quali il Ministero della difesa potrebbe sedersi a confronto e impegnarsi a utilizzare le tecnologie già fornite e sviluppate dal polo Teatino, formulando nuovi bandi di progetto ai quali i dipendenti sarebbero finalmente liberi di partecipare gettando le basi economiche per consolidare il capitale. Questa tecnica è diventata un pilastro della rinnovata crescita Americana – conclude Marcozzi – sono infatti già migliaia i casi di ripianamento del debito e ristrutturazione aziendale, di sicuro quest’ultimo il vero punto di forza, eliminando i costi dirigenziali (e consequenzialmente le scelte fuori logica) e la necessità del lucro al vertice, nonché facendo del know how tecnico l’unica scelta aziendale. Lolli se ne faccia carico e aiuti i lavoratori a trovare una soluzione concreta ed efficace”.

 “Chiudere lo stabilimento Thales di Chieti è una azione da miopi: è un colpo mortale all’economia teatina e regionale. Inoltre, un’ipotetica delocalizzazione verso l’estremo Oriente, in un futuro non troppo lontano e nemmeno difficile da immaginare, può essere un’azione letale per la nostra sicurezza nazionale”. E’ il parere di Stefano De Angelis, esperto di antiterrorismo, che questa mattina (giovedì 24 marzo) ha incontrato i lavoratori e i vertici della fabbrica in fase di smantellamento. I dipendenti della Thales hanno chiesto al sociologo teatino di appoggiare la loro vertenza e di farsi portavoce verso le autorità cittadine, regionali e nazionali.

 “Non sono né un politico né un sindacalista”, ha sottolineato De Angelis nell’incontro, “ma nelle mie possibilità cercherò di diffondere il più possibile il vostro grido d’allarme. La Thales produce sistemi di altissima qualità, prodotti di nicchia che hanno un grande mercato grazie a lavoratori di elevata specializzazione (il 70 per cento dei quali è laureato). Ricollocare solo una parte del personale verso la sede di Sesto Fiorentino e mandare a casa tutti gli altri sarebbe un errore non solo per l’occupazione della nostra città e della nostra regione ma anche l’ennesimo colpo alla già disastrata industria abruzzese”.