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Rapino, Micucci: ‘Non si può premiare l’illegittimità’

Rapino. “Va bene che l’Italia è un paese strano dove siamo giustizialisti solo quando si tratta degli altri. Ma far sembrare normale che qualcuno apra una raccolta fondi, per aiutare a pagare le colpe di amministratori condannati, dopo due gradi di giudizio per ben due volte, a risarcire la comunità per i gravi danni arrecati, questo è troppo”.

 Così in una nota il sindaco di Rapino, Rocco Micucci, che aggiunge: “Rapino non è il paese che premia l’illegittimità. Perché questo è il messaggio che vogliono far passare. Non corrisponde al vero che ”i cittadini di Rapino insorgono contro le sentenze della Corte dei Conti”. Chi sta oggi promuovendo la raccolta fondi sono persone coinvolte con gli ex amministratori condannati. Due consiglieri comunali, Fabrizio Costantini e Adriano Pasquale, che hanno sempre legittimato con il loro voto favorevole i comportamenti censurati dalla giustizia, e un cugino dell’ex Sindaco. Ognuno è libero di fare dei propri soldi quello che vuole, ma come rappresentante dei cittadini che ha chiesto il ripristino della legittimità degli atti, come sindaco di una comunità danneggiata, come tutore dell’immagine di un intero paese, chiedo il rispetto ossequioso delle sentenze. Qui non si tratta di accettare o meno da tifosi il risultato di una partita di calcio. La colpa grave acclarata dalla Corte dei Conti a carico dell’ex sindaco Rocco Cocciaglia, dell’ex vicesindaco Andrea Oliva, degli ex assessori Mascioli Sandrino e Cocciaglia Rocco, del tecnico esterno Santovito Mario, non è scusabile per nessuna ragione. Perché compiuta proprio nell’esercizio di amministrare con la fiducia attribuitagli da parte dei cittadini. Basta leggere le sentenze per capirlo. Combattere l’illegittimità e pretendere che si amministri nell’interesse delle comunità è una priorità su cui si gioca una buona parte del futuro dell’Italia. Se premiamo il modo di amministrare al di fuori della legittimità significa che le nuove generazioni avranno il diritto di credere che la corruzione, le mafie, l’abuso, siano patologie incurabili e che siamo condannati a conviverci, ma non è così”.

 “Se accettiamo l’idea che sia legittimo chiedere di pagare ai cittadini, che sono stati già lesi per la sottrazione di risorse dai bilanci comunali con conseguente mancanza di servizi e maggiori tasse – conclude Micucci – mettiamo in discussione la fiducia nella possibilità di vivere in un Paese in cui parole come “regole, merito, legalità” tornino a guidare la convivenza. Ecco perché noi, i cittadini non coinvolti, diciamo che non ci stiamo. Chi ha sbagliato, accetti le condanne e paghi le proprie colpe, così come aveva detto che avrebbe fatto quando è stato più volte diffidato dall’andare avanti, dimostrando assoluta consapevolezza dei propri comportamenti. I cittadini devono premiare i comportamenti virtuosi, non quelli che diffondono una strana idea della legalità a diverse velocità, perché solo così potremo avere la speranza di costruire una società migliore”.