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Penne, Melilla “Sulle sorti della Brioni il Governo tace”

Penne. Ancora nessuna risposta da parte dei Ministri del Lavoro e dello Sviluppo economico sulle sorti della Brioni Roman Style, che alla fine del 2015 aveva annunciato l’esubero di 400 unità su un totale di 1250 dipendenti divisi tra i 3 stabilimenti di Penne, Montebello di Bertona, Civitella Casanova.

La richiesta d’intervento al Governo era stata inoltrata da Gianni Melilla, deputato Sel e Si, che con un’interrogazione aveva chiesto ai Ministeri competenti di prendere in esame la questione e, soprattutto, di istituire un tavolo tecnico di concerto con i vertici aziendali, Regione Abruzzo, sindacati e parti sociali, al fine di trovare una soluzione alla nuova emergenza occupazionale che si è prospettata.

Il marchio Brioni, da qualche anno di proprietà della holding francese Kering, è leader mondiale nella produzione di abbigliamento maschile di lusso e delle quattro sedi operative in Italia, tre si trovano in Abruzzo; quella di Penne è la sede centrale, che necessita, tra l’altro, di massicci interventi di ristrutturazione: la fabbrica è infatti stata chiusa a seguito del dissesto idrogeologico del marzo scorso, che ha provocato il cedimento di parte delle strutture e il conseguente trasferimento di interi reparti a Civitella Casanova.
“Il Governo non ha dato risposta e non ha affrontato per tempo il problema, chiamando la proprietà francese a discutere dei suoi problemi di mercato al fine di dare eventualmente un contributo nel merito delle questioni”, ha fatto sapere Melilla.

“Sindacati dei lavoratori, Comune di Penne e Regione Abruzzo sono stati lasciati soli nel confronto con questa multinazionale francese, che ha raccolto una delle realtà più importanti dell’alta moda sartoriale italiana e che ha vestito tanti capi di stato e mondo del cinema negli anni passati”.

“Si tratta di una crisi annunciata”, ha ricordato Melilla.

L’azienda prospetta una riorganizzazione aziendale con conseguente riduzione del personale, perché non si intravede una ripresa economica prima del 2018.

“Investimenti sbagliati, scelte industriali diverse dalla sua tradizione artigianale, mercati saltati come quello russo a seguito di eventi politici internazionali, improvvisazioni manageriali hanno determinato una grave crisi produttiva della Brioni, che ora dovrebbe essere pagata dalle lavoratrici e dai lavoratori con ben 400 esuberi: una mazzata insostenibile per l’economia pescarese ed abruzzese attraversata da profonde crisi industriali”, ha proseguito Melilla, che nuovamente chiede “Quali iniziative intendano assumere per affrontare questa crisi industriale di concerto con le istituzioni abruzzesi”.