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Prodi a Pescara: “Mezzogiorno abbandonato, bisogna fare squadra. Voi tra le città ‘perno'”

Pescara. “Ripensare alla base a una politica meridionale, perché negli ultimi anni non ci si è pensato più. Gli ultimi dati sono molto brutti: un abbandono del Mezzogiorno e un aumento delle distanze fra Nord e Sud”. E’ quanto ha affermato a Pescara Romano Prodi, secondo cui “occorre soprattutto fare perno sulle città che si stanno muovendo: Bari, Pescara stessa, Napoli, e cercare di mobilitare delle risorse umane che comincino a attrarre degli investimenti dall’estero, sennò non ce la facciamo”. Poi un appello a Luciano D’Alfonso e ai governatori delle Regioni del Sud, affinché “facciano blocco e promuovano un salto in avanti, altrimenti qui non cambia nulla, ogni singola regione è troppo debole”.

L’ex presidente della Commissione Ue oggi è stato a Pescara per partecipare al convegno “Le sfide dell’Europa”, che si è svolto nella sala Flaiano dell’Aurum. Al dibattito hanno preso parte, tra gli altri, D’Alfonso, il rettore dell’Università di Teramo, Luciano D’Amico, il presidente della Saga, Luciano Mattoscio, il direttore di Limes, rivista italiana di geopolitica, Luciano Caracciolo, e Giuseppe Cucchi, consigliere scientifico della stessa rivista.
Prima del dibattito Prodi ha incontrato in Comune il sindaco, Marco Alessandrini, il presidente del Consiglio comunale, Antonio Blasioli, e il presidente della Provincia, Antonio Di Marco.

Le Regioni del Sud devono fare squadra. A proposito dei problemi del Sud, secondo Prodi, “non è che si possa dire facciamo un’opera, un’infrastruttura e il Mezzogiorno cambia. Nel Mezzogiorno occorrono le infrastrutture, la politica industriale, l’intervento del Governo. Occorre la cassa depositi e prestiti, una politica di incentivazione degli investimenti stranieri. L’idea che il Mezzogiorno possa svilupparsi senza una crescita industriale è un’idea folle. Abbiamo bisogno di un movimento industriale e non lo si porta avanti senza una politica attiva da parte del Governo in coordinamento con l’Unione Europea. Occorre non solo una politica delle infrastrutture, ma una vera politica economica globale”. Secondo l’economista, poi, è necessario coinvolgere, tra l’altro, “università, ricerca e poli turistici. Se non si fanno insieme questi discorsi – ha sottolineato – si perde”.

Non c’è una politica europea, si vive alla giornata. Per quanto riguarda l’Europa, Prodi ha parlato di un “periodo drammatico. Non si sa bene come andrà a finire – ha detto – le ultime settimane sono state piene di sorprese perché prima una chiusura completa, poi questo improvviso cambiamento tedesco, oggi di nuovo una Germania ritornata prudente. Questo vuol dire che non c’è una politica europea, si vive alla giornata ed è difficilissimo fare previsioni. In questo c’è, però, un aspetto economico non dico buono, ma in miglioramento – ha aggiunto – finalmente l’abbassamento del prezzo del petrolio, la svalutazione dell’euro hanno dato un po’ di respiro. Andrà avanti? Io spero di sì, anche se le difficoltà del mercato cinese sono un grande punto interrogativo perché fino a pochi anni fa il problema della Cina non esisteva, mentre ora è importante quanto gli Stati Uniti, quasi”.

L’ex presidente della Commissione Ue poi si è detto “delusissimo per tutta la politica economica tedesca di questi anni perché non hanno capito che bisognava aiutare la ripresa, come hanno fatto gli americani e i cinesi, ed hanno accumulato questo grande surplus della bilancia dei pagamenti invece di investire. Quindi non sono stato contento della politica tedesca. Recentemente – ha osservato – indubbiamente il colpo improvviso della Merkel mi ha stupito favorevolmente”.

Pd in difficoltà? Non disturbare il conducente. Ai cronisti che gli chiedevano se il Pd in questo momento sia in difficoltà, Prodi si è limitato a dire “non parlo, come dico sempre bisogna non disturbare il conducente”.

D’Alfonso, il bilancio Ue è solo da esistenza in vita. “Capire perché il cammino di maturazione dell’Europa, ad un certo punto, si è interrotto, ci può far comprendere meglio cosa sta accadendo oggi nel nostro continente. Il dies a quo si può collocare nel 2003, quando si sarebbe dovuto esaminare la lettura dei bilanci degli Stati nazione e, invece, non si è compiuta questa operazione verità. Così l’Europa è rimasta un progetto istituzionale ed economico incompiuto”. Lo ha detto il presidente della Giunta regionale, Luciano D’Alfonso, nel corso dell’incontro.

Per questo, – ha ripreso D’Alfonso – quello che è accaduto in Grecia non può e non deve meravigliarci. Avremmo dovuto essere particolarmente esigenti allora nel favorire la cessione di quote di sovranità nazionali. Invece, sono prevalsi gli egoismi degli Stati. Non è un caso che il bilancio dell’Unione – ha concluso – sia molto meno ampio di quello che dovrebbe essere ed è solo da esistenza in vita”.