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Crisi dell’edilizia in provincia di Chieti, interviene Sovranità

Lanciano. ‘Sovranità – Prima gli Italiani’, movimento promotore sul territorio delle idee di Matteo Salvini, interviene in merito alla drammatica situazione del comparto dell’edilizia in provincia di Chieti, evidenziata dai dati recentemente diffusi nel rapporto ‘Confartigianato Edilizia 2015’, con 137 aziende chiuse nel solo 2014.

“I dati recentemente diffusi da Confartigianato fotografano una situazione estremamente preoccupante. Con oltre il 70% delle imprese edili operanti in provincia a carattere artigiano, l’intero settore si trova a sopravvivere a stento dopo anni di tassazione a livelli record e mancati investimenti nel campo dell’edilizia da parte delle amministrazioni pubbliche, prodotto delle assurde politiche di austerità imposteci dall’Europa ed applicate dagli ultimi governi, e per l’impossibilità da parte delle piccole e medie imprese ad accedere al credito bancario a tassi accettabili”. Così Marco Pasquini, responsabile lancianese Sovranità, in una nota.

“La crisi dell’edilizia – prosegue la nota – va nelle sue conseguenze ben oltre i pur impietosi dati statistici per l’impatto che questa ha sul piano sociale: la chiusura delle piccole imprese edili rende infatti impossibile il riassorbimento in breve tempo nel mondo del lavoro dei lavoratori ritrovatisi disoccupati, e coinvolge anche le numerose attività che lavorano nell’indotto. Il risultato è quindi un impoverimento economico generale del territorio”.

“Contro questa prospettiva – conclude Pasquini – non possiamo che invocare un immediato gesto forte da parte delle istituzioni: rompere l’assurdo patto di stabilità impostoci dall’UE per tutelare interessi stranieri, e sbloccare i fondi per l’edilizia che gli enti già hanno in cassa ma che non risultano spendibili perché andrebbero ad alterare il rapporto deficit-PIL, permettendo una ripresa economiche del settore e salvaguardando migliaia di persone da un futuro di disoccupazione e miseria. Come Sovranità, continueremo ad impegnarci affinchè le istituzioni italiane possano tornare ad essere a servizio del popolo italiano e dei suoi bisogni, e non mere esecutrici degli ordini di Bruxelles”.