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Sciopero della fame di un docente pescarese contro Ddl Buona Scuola

Pescara. Sciopero della fame di una docente pescarese contro il DdL sulla scuola del Governo Renzi. Lo ha annunciato in una missiva al Capo Ufficio Stampa M.I.U.R., Alessandra Migliozzi, il professore di Filosofia e Scienze Umane del Liceo Marconi di Pescara, Giovanni Dursi.

“Per quanto sta accadendo – ricatto governativo riguardo l’assunzione del personale Docente in cambio d’una approvazione parlamentare del DdL anticostituzionale sulla ‘buona scuola’ che non ha ottenuto l’approvazione degli insegnanti della scuola pubblica né della maggioranza dei cittadini italiani – sono indotto – scrive Dursi – a riprendere un ‘silenzioso’ sciopero della fame e lo condurrò ad oltranza, nel pieno esercizio delle mie funzioni di Presidente di Commissione d’Esame di Stato. Perché? La recessione tecnica incombe per l’intero Paese, la povertà estrema è già il vissuto quotidiano, tra gli altri, per insegnanti e peri knowledge working. Il provvedimento strutturale sulla scuola che si annuncia non contempla affatto, in modo obiettivo, la condizione professionale dei docenti, assunti a tempo indeterminato o ‘precari’ cosiddetti. Insoddisfazione, disagio, sofferenza, sono termini che non indicano più tale condizione. Ad essi vanno aggiunti: ‘perdita di dignità’, depauperamento delle competenze. La retribuzione è insufficiente e non corrispondente al qualificato percorso formativo ed alla delicata funzione tecnico-sociale svolta”.

Per il docente pescarese “l’inadeguatezza ministeriale è un fatto acclarato da decenni vista la distruzione della scuola pubblica che sistematicamente – nell’ambito dello smantellamento del Welfare – le diverse responsabilità politiche avvicendate sulle poltrone ministeriali hanno uniformemente condotto. Il ritardo sugli scatti d’anzianità, ad esempio, complici tutti i sindacati incapaci di superare l’indecente stagione della “concertazione”, dimostra la truce indifferenza alla condizione esistenziale e professionale degli insegnanti che lavorano nella scuola pubblica. Dimenticando il dettato costituzionale, inoltre, i docenti hanno subito anche il depauperamento, decretato da Governi e Regioni, indotto dal finanziamento diretto ed indiretto alle scuole private, prevalentemente cattoliche. Per il ripristino degli scatti, per lo sblocco del contratto (fermo nel salario al 2008) – prioritaria inevitabile azione di ridistribuzione reale e socialmente equa -, per la restituzione immediata degli introiti maturati per la vacanza contrattuale attualmente rubati dai Governi, per un livellamento retributivo europeo degli stipendi degli insegnanti di ogni ordine, grado ed inquadramento giuridico (la retribuzione annuale degli insegnanti, in altri Paesi europei, è oltre che doppia: Danimarca 70.097, Austria 57.779, Finlandia 49.200, Belgio 48.955, Germania 45.000-64.000, Regno Unito 44.937, Svezia 35.948, Spagna 33.000-46.000), per una progressione di carriera e conseguimento di massimi stipendiali adeguati a personale laureato e professionalmente abilitato, il sottoscritto docente M.I.U.R. di Filosofia e Scienze umane, Giovanni Dursi, inizia da domani 22 Giugno 2015 uno sciopero della fame ad oltranza, fino al raggiungimento degli obiettivi elencati a salvaguardia dello status umano e professionale di tutti i colleghi insegnanti, superando una passività mortificante che attanaglia le risorse umane nell’ambito della P.A.”.

“Il Governo, dunque va da una parte, i professionisti della formazione ed i cittadini da un’altra. Alle politiche neoliberiste del Governo nei confronti del lavoro e ancor più all’attacco sferrato stoltamente contro tutto il mondo della scuola, rispondo mettendo a repentaglio la mia vita, essendo diabetico insulinodipendente. Un attacco così violento da aver provocato il 5 maggio il più grande e unitario sciopero generale della scuola di sempre, evento che si è ripetuto con il plebiscitario sciopero degli scrutini che ha coinvolto tutte (anche questo senza precedenti) le organizzazioni sindacali, non mi vedrà inerme. Tra questi due eventi, inoltre, ci sono stati scioperi contro i quiz Invalsi che hanno visto la straordinaria partecipazione dei genitori (che hanno lasciato a casa i propri figli alle Elementari il 6 e il 7 maggio) e degli studenti il 12 maggio ed hanno annullato un terzo delle prove a base di quesiti che incentivano l’apprendimento mnemonico e non per comprensione. Di fronte a questa plebiscitaria opposizione e ai negativi risultati elettorali (che poi sono la vera preoccupazione per chi ha il Potere come unica bussola dell’agire politico), qualsiasi leader politico o governo farebbe marcia indietro e nello specifico abbandonerebbe la catastrofica idea di consegnare le scuole a dei presidi-generali secondo il pessimo modello aziendale alla Marchionne. Dunque, di fronte al ‘linguaggio’ autoritario (il ‘me ne frego’ del Presidente del Consiglio) sarà decisiva ogni azione di civile protesta che richiede il ritiro del DdL e l’emanazione immediata di un decreto per l’assunzione stabile dei precari, secondo quanto indicato dalla Corte di giustizia europea. Ogni docente è interpellato da quanto sta accadendo politicamente. Il sottoscritto – conclude Dursi – resta nell’attesa di poter meglio argomentare le proprie ragioni (che riguardano anche fondamentali aspetti organizzativo-didattici e strategico-culturali dell’istruzione, formazione ed educazione del Paese) di professionista, al cospetto del Presidente del Consiglio, del Ministro dell’istruzione, università e ricerca e del Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, ai quali può e moralmente deve ‘insegnare’ come fare senza uccidere, attendendoli a Pescara”.