Roseto, dipendenti di Rolli diventano agricoltori: la preoccupazione di Rifondazione Comunista

rolliRoseto. Rifondazione Comunista esprime la propria “preoccupazione per la modifica contrattuale per gli operai dell’industria Rolli. Come già successo ad Amadori i contratti verranno convertiti da industriali ad agricoli comportando retribuzioni più basse, un grave danno per i lavoratori precari e stabili e un grave danno per l’intera comunità rosetana che subirebbe le conseguenze economiche della ridotta capacità di spesa delle famiglie coinvolte”.

Per la segreteria rosetana “Oltre all’aspetto economico desta preoccupazione il grave arretramento dal punto di vista dei diritti acquisiti, in una fabbrica come Rolli, dove molti operai vivono stagionalmente l’ansia della fine del contratto, questa decisione aziendale sembra assumere l’aspetto di un vero e proprio ricatto”.

Per Rifondazione si tratta di “un ricatto inaccettabile e ci aspettiamo che la politica che tanto ha fatto per l’industria rolli in questi anni ottemperando a qualsiasi richiesta, non si tiri indietro e non taccia di fronte all’impoverimento dei cittadini rosetani”.

INTERROGAZIONE DEL SENATORE MELILLA (SEL) A RISPOSTA SCRITTA SULL’INDUSTRIA ROLLI DI ROSETO

Ai Ministri del Lavoro e dello Sviluppo Economico

per sapere-premesso che:

Oltre 200 tra impiegati e operai a tempo indeterminato e oltre 600 operai stagionali dell’Industria Rolli Alimentari di Roseto rischiano, dal prossimo 1 luglio, di dover rinunciare all’attuale contratto di categoria per chi lavora nel settore dell’industria alimentare e doversi accontentare del contratto come impiegati e operai agricoli.
Una prospettiva paventata dalla società, negli scorsi giorni,su cui anche le rappresentanze sindacali chiedono adesso di capire se e con quali modalità i vertici della Rolli possano procedere ad un simile operazione.
I sindacati infatti si dicono preoccupati per le prospettive che, da inizio luglio, potrebbero interessare circa 800 lavoratori, fissi e stagionali. A loro avviso passare da un contratto “industriale” ad uno “agricolo” significherebbe rinunciare ad una significativa percentuale di salario mensile e a numerose tutele, non solo normative ma anche contributive.
In questa situazione di estrema incertezza i vertici aziendali intenderebbero inoltre cedere lo stabilimento teramano alla cooperativa Salpa.
Se non ritengano doveroso convocare le parti sociali per verificare il piano industriale e cercare soluzioni produttive e occupazionali adeguate che salvaguardino il futuro lavorativo dei lavoratori e del territorio.

 

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