Elezioni Teramo: lettera aperta ai candidati

Una lettera aperta da parte di Comunione e Liberazione Teramo, il movimento cattolico fondato dal sacerdote Luigi Giussani, ai candidati alle elezioni amministrative del 14 e 15 maggio 2023.

“…Ci interessa fornire un contributo in modo costruttivo e dialogico, affinché l’attenzione di chi sarà chiamato ad assumere responsabilità civili e politiche, sia dedicata alle esigenze dei cittadini, ai valori fondanti il loro vivere assieme, alla tutela dei loro legittimi interessi, con uno sguardo privilegiato per i più deboli, i più fragili, i meno protetti, dei quali noi, in ragione della nostra quotidiana esperienza, conosciamo aspettative e necessità.

In una situazione generale sempre più caratterizzata dalle tendenze a forme più o meno striscianti di populismo e degenerazione massmediatica, importanti saranno la preparazione umana e relazionale, il rispetto dell’altro, la libertà dalla logica del potere, la nitida percezione della dignità della persona, la capacità di dare sostanza alle relazioni personali; tutte queste, costituiscono qualità imprescindibili per chi ambisce a incarichi pubblici.

Intendiamo richiamare i candidati al valore della politica come testimonianza di servizio ai cittadini e non come accumulo di privilegi e interessi destinati a sfociare in carriere o sistemazioni politiche. “La comunità è costituita per essere a servizio della società civile, dalla quale deriva” Compendio Dottrina Sociale, 417
C’è bisogno di una buona politica, che metta al centro la persona umana nella sua interezza.

La visione della città

“La politica, in quanto forma più compiuta di cultura, non può che trattenere come preoccupazione fondamentale, l’uomo”. (L. Giussani, “L’io, il potere, le opere”)
Oltre le argomentazioni che sostanziano ciascun programma elettorale e che investono i temi della vita di comunità, riteniamo sia importante conoscere quale idea di città anima coloro che si candidano a governarla. Nulla di astratto ci attendiamo quale risposta, né soluzioni chissà quanto ipotetiche. Crediamo che non sia possibile concepire l’agire politico sciolto da una impostazione culturale; e cioè siamo convinti del fatto che una buona politica risiede principalmente nella sua capacità di rispondere fattivamente ai desideri dell’uomo e della comunità in cui vive e deve rispondere primariamente ai bisogni. Il tutto in una visione di insieme che rifugga dal pallido concetto della integrazione a sé bastante ma si manifesti appieno nell’idea di comunità che fa dell’inclusione una pratica normale, che la completa e forma. L’attesa è che i governanti non si impegnino a rincorrere un po’ a caso la domanda politica disordinata dei cittadini, senza essere in grado di elaborare un’offerta politica ragionata, seria, responsabile: ossia capace di mettere in connessione i desideri dei cittadini con la realtà, in un’ottica di bene comune e non di semplice acquisizione del potere nel breve termine.

Per tutto ciò, segnaliamo ambiti di lavoro di cui siamo direttamente testimoni, chiamando gli interlocutori che vorranno farli propri, non ad una mera assunzione di impegni ma a risposte concrete e misurabili.

PARTECIPAZIONE E SUSSIDIARIETÀ
“Politica vera, è quella che difende una novità di vita nel presente, capace di modificare anche l’assetto del potere” (L. Giussani,” L’io, il potere, le opere”)
• Le ‘comunità intermedie’ rappresentano l’aspetto dinamico e propositivo di una responsabilità sociale correttamente intesa ed esprimono compiutamente la libertà delle persone, potenziata dalla forma associativa;
• comunità, opere sociali e corpi intermedi documentano il primato della società nei confronti dello Stato, contribuendo alla costruzione del bene comune;
• vanno pertanto valorizzate tali comunità intermedie, attraverso il sostegno economico e fattuale e attraverso la risposta alle esigenze che esse manifestano;
• è improcrastinabile rafforzare il lavoro di rete tra le realtà del terzo settore, per garantire i servizi alla persona e quindi nell’attuazione di politiche concrete;
• va reso concreto il principio di sussidiarietà che si realizza nel riconoscimento della indipendenza gestionale e operativa di tali comunità rispetto ad un potere istituzionale superiore il quale però, in ragione delle attività suppletive che le prime garantiscono, è chiamato a sostenerle fattivamente.

DISABILITÀ
“Non guardo le masse, ma le singole persone. Se guardassi le masse non inizierei mai”. M. Teresa di Calcutta
• Nelle nostre città le barriere architettoniche sono prevalenti, gli spazi per la convivenza e la libera espressione da parte di chi ha più difficoltà sono praticamente inesistenti; va data attuazione al programma PEBA con il reale abbattimento delle barriere architettoniche negli edifici pubblici e, laddove possibile, in quelli privati (negozi, spazi espositivi e ricreativi, esercizi commerciali, bar, ristoranti, ecc.);
• chiediamo la creazione di opportunità che rendano più agevole la vita anche sociale dei disabili;
• sono necessari interventi che aiutino l’affermazione materiale e psicologica di chi vive con disabilità: in ogni settore – dalla formazione culturale alla passione sportiva, dal tempo libero alla vivibilità della città, dallo snellimento degli impacci burocratici alle pratiche sanitarie e molto altro ancora – esistono opportunità praticabilissime cui è possibile ricorrere o che è possibile mettere in atto con l’aiuto della pubblica amministrazione;
• un autentico segnale di cambiamento di rotta sta nell’inserire nei bilanci le risorse per attuare pratiche di vero sostegno e che sappiano dar vita ai progetti di rete;
• va applicata e verificata l’attuazione dalla Legge 12 marzo 1999, n. 68 sul collocamento lavorativo delle persone con disabilità. Tale legge promuove l’inserimento e l’integrazione delle persone con disabilità nel mondo del lavoro attraverso il “collocamento mirato” affidato agli uffici competenti;
• la Legge 112 del 22 giugno 2016 ha introdotto specifiche tutele per le persone con gravi disabilità quando viene meno il sostegno familiare, il cosiddetto “Dopo di noi”. L’obiettivo è garantire la massima autonomia e indipendenza delle persone con disabilità. Le Regioni definiscono gli indirizzi della programmazione, propedeutica all’erogazione delle risorse. L’attuazione concreta degli interventi e dei servizi è invece di competenza dei Comuni.
• prioritario resta il sostegno alla famiglia.

IL VOLONTARIATO
Il volontariato è sempre in uscita, il cuore aperto, la mano tesa, le gambe pronte per andare” P. Francesco
• Il Volontariato sostiene chi è in condizione di povertà (singoli o famiglie), giovani in difficoltà, anziani, disoccupati, persone individualmente o socialmente fragili, nel quale la parola concretezza ha una sua visibile e inequivocabile traduzione;
• i volontari contribuiscono, individualmente e collettivamente, a svolgere un ruolo ormai irrinunciabile dentro il tessuto sociale ed urbano;
• far crescere il volontariato significa aggiungere un contributo al cambiamento sociale e migliorare le condizioni delle persone;
• è fondamentale agevolare, sia logisticamente che economicamente, le attività delle diverse associazioni di volontariato;
• è primaria la necessità di consolidare e rendere più attivo un rapporto privilegiato con il Centro Servizi per il Volontariato, affiancandolo oltre che sostenendolo, nella sua preziosissima attività.

Il coraggio di scelte compiute in base all’etica della responsabilità e del servizio al bene pubblico è parte essenziale di una politica buona. Ma ciò ha senso solo dentro un percorso autentico di ascolto e partecipazione col quale sviluppare una città viva, accogliente e “plurale”, capace di mescolare bellezza, differenze, culture. Una città socialmente e culturalmente attiva, in cui i servizi alla persona siano potenziati e prioritari.

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