Problemi della caccia in Abruzzo: serve un nuovo metodo

La caccia e i cacciatori abruzzesi non meritano i contraccolpi nefasti di scelte  di politica venatoria regionali  sbagliate.

 

La ostinata riproposizione di forzature,  nella redazione dei calendari  venatori regionali,  che finiscono sempre per produrre frustrazioni e  danni alla categoria dei cacciatori,  sta diventando la costante stucchevole dell’attuale Giunta Regionale. Il nostro ambiente e il nostro patrimonio faunistico, curati e salvaguardati da tutta la comunità abruzzese, sono una ricchezza per la nostra regione , conosciuta e apprezzata in Italia e all’estero , che non merita di finire sulle pagine dei giornali per le considerazioni negative che la magistratura è  stata costretta di recente  ad esprimere.

L’ Arci Caccia  Abruzzo dopo l’ultima brutta figura fatta dalla Giunta Regionale con la bocciatura dell’ennesimo calendario venatorio si aspettava le dimissioni dell’assessore, a dir poco imprudente, che ha, di fatto, dimostrato scarso interesse nella gestione faunistico venatoria e dell’ambiente. L’Arci Caccia fa notare che nulla di concreto è stato fatto per il controllo dei danni prodotti dalla fauna selvatica, che non ci sono piani di gestione per nessuna specie, piani oggi indispensabili come scrive il Commissario Europeo all’ambiente in particolare per l’avifauna migratrice.

 

Non ci sono proposte e/o progetti di miglioramenti ambientali per il ripristino di habitat , non si fa nulla per la valorizzazione della carne di selvaggina e per avviare la filiera controllata delle carni, risorsa preziosa per qualità e in parte, alternativa agli allevamenti intensivi.

L’ARCI Caccia è a disposizione per dare il proprio contributo, ma non è più disposta ad accettare questi atteggiamenti di totale disinteresse ed abbandono, non chiediamo facili ed irrealizzabili promesse ma rispetto ed impegno per la comunità rurale protagonista dell’economia agricola abruzzese.

 

Negli ATC  abruzzesi bisogna finirla con la sola propaganda.  È  ora di chiudere una lunga stagione negativa. Negli ATC teramani, dopo gli aumenti delle quote agli iscritti,  ed il fallimento dei ripopolamenti di fagiani e starne, si parla di fantasiose sperimentazioni di immissioni di pernici rosse, sperimentazione che non sembra apparentemente in linea con i dettami del piano faunistico e non sappiamo se condiviso con regione e ispra.

 

Bisognerebbe prendere esempio dall’ ATC Roveto Carseolano che invece ha ridotto le quote del 25%.

L’ Arci Caccia ritiene che il  tempo del folclore sia finito  e che occorra, rimboccarsi le maniche e  riprendere la strada della ricostruzione del bene della fauna selvatica nel rispetto del lavoro degli agricoltori”.

 

 

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