Nuovo ospedale, Legambiente Teramo: “rigenerazione urbana dell’attuale area del Mazzini”

Teramo. Alla luce del dibattito che si è aperto, anche Legambiente Teramo, che già ha condiviso il dibattito aperto dal Coordinamento dei Comitati di Quartiere, intende fornire il suo contributo di idee con “l’obiettivo di allargare la partecipazione della cittadinanza sulla realizzazione del nuovo ospedale”.

“In relazione alla realizzazione di un ospedale provinciale da costruire ex novo in sostituzione dell’attuale Mazzini ci dobbiamo accontentare di punti di vista parziali, di prese di posizione non documentate su improbabili nuove localizzazioni e di una irrazionale e appagante fiducia nel nuovo?”, scrive la Presidente di Legambiente Teramo
professoressa Giovanna Cortellini. “Come risulta dai documenti ufficiali della ASL, dal punto di vista edilizio e impiantistico sarebbero stati individuati i punti deboli dell’attuale presidio ospedaliero: “Mancanza di spazi adeguati a garantire un efficace sistema di emergenza”; “Vulnerabilità sismica del Lotto 2”. Dalle dichiarazioni della dirigenza ASL, inoltre, si argomenta in favore della costruzione di una nuova struttura ospedaliera, derivante “…dalle evidenti criticità dell’attuale edificio ospedaliero che, vecchio di 50 anni, soffre di vulnerabilità sismica (limitatamente al Lotto 2 – n.d.r), non è perfettamente adeguabile alle attuali normative antincendio e presenta delle difficoltà logistiche tali da non riuscire neppure a contenere le nuove tecnologie di cui la ASL pur si sta dotando. Ad esempio, per ospitare la nuova Risonanza Magnetica, si sono dovute abbattere e poi ricostruire le porte della Radiologia, con gravi disagi per i pazienti”.
Non c’è dubbio che occorra dare soluzione a queste problematiche con rapidità ed efficienza, ma abbiamo forti dubbi che si debba farlo attraverso la costruzione di un nuovo edificio urbanizzando nuove zone agricole”.

“L’area dell’attuale ospedale Mazzini, secondo noi, per la sua ampia superficie disponibile, si presta bene a mettere in atto una rigenerazione urbanistica e architettonica. Inoltre, le Linee Guida approvate dalla Regione Abruzzo fissano gli obiettivi di pianificazione territoriale “sostenibile” per la redazione della nuova disciplina regionale in materia urbanistica ed edilizia che dovrà tenere conto di determinate priorità come: garantire il corretto uso e la tutela delle risorse territoriali, ambientali e paesaggistiche; assumere il principio del contenimento del consumo dei suoli; migliorare la qualità urbana promuovendo la perequazione e la compensazione urbanistica; tutelare le aree agricole di rilevanza ambientale. Queste priorità sono anche le nostre priorità, ma dobbiamo qui ricordare che nel passato sono state costruite strutture che poi sono state abbandonate, alcune senza mai entrare in funzione. Gli esempi negativi sono proprio rappresentati da alcuni immobili di proprietà della ASL di Teramo: le strutture abbandonate e ormai fatiscenti in contrada Casalena, oppure il grande complesso edilizio dell’Ospedale Psichiatrico S. Antonio tenuto per decenni in stato di abbandono, così come l’Ospitaletto di Porta Romana ed ora anche il Centro Diurno di Fonte della Noce”.

“L’ipotesi della dislocazione fuori città dei servizi sanitari rappresenta una disarticolazione delle funzioni urbane i cui effetti negativi sono già stati sperimentati nella nostra città, di recente, in almeno due casi: la realizzazione del centro commerciale Gran Sasso e la dislocazione della sede universitaria lontano dal centro urbano, che ha ridimensionato la stessa vocazione di Teramo come città “universitaria”.
Rimane ferma la filosofia di fondo di Legambiente per il consumo di suolo zero”.

E conclude: “Il Comune di Teramo ha intrapreso una lodevole iniziativa di partecipazione. IDEATE – Per Teramo città capoluogo, che si è tradotta in una vasta raccolta di idee per il futuro della città per la quale sono stati coinvolte le associazioni e i comitati di quartiere, gli ordini professionali, l’università, le forze economiche e sociali, i singoli cittadini per una sana democrazia partecipata. Ci aspettiamo che quelle idee, a volte veri progetti, semplici proposte e intuizioni non vengano relegate in un cassetto. Le stesse scelte sul futuro della sanità teramana devono potersi beneficiare di una ampia discussione e confronto ai massimi livelli con le istanze e i soggetti del mondo sanitario, dell’urbanistica, del sociale, del lavoro e della cultura”.

 

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