La Fornace di Villa Rosa: la storia

La nascita della fornace risale agli inizi del 900 era di proprietà del marchese Alessandro Flajani (soprannominato lu marchesì).

Quando la figlia Elena si sposò con il Cav. Antonio Fiore ricevette in dote tra le altre cose anche la Fornace in quanto la famiglia Fiore ricca famiglia di Torano ne possedeva una a Nereto.

I fasti di gloria, la fornace però li ebbe dalla fine degli anni 50 in poi quando a prendere le redini della fornace fu l’ing. Ulderico Bagalini marito di Fiore Orsolina (figlia di Elena).

In questi anni furono apportati innumerevoli innovazioni: rinnovandola e ampliandola in due fornaci moderne tecnologiche ed automatizzata con sistema di forni a tunnel ed essiccatoio dei materiali anch’essi automatizzati e a tunnel, uno dei primi in Italia. Ogni Fornace (come detto ne erano 2) trasportavano 32 carrelli, carichi ciascuno di materiale lavorato ed essiccato, entravano contemporaneamente nel forno a tunnel, lungo 65 metri, e uscivano dopo 18 ore con laterizi pronti per essere immessi nel mercato, costruito sul brevetto svizzero AEB.

L’alimentazione degli impianti passò dal carbon fossile al gas metano. La Fornace Fiore( poi FBP)

è stata una della più importanti industrie di laterizie d’Italia e la prima per grandezza e innovazione del centro sud Italia. Infatti oltre alla sede centrale a Villa Rosa, aveva un ufficio di rappresentanza a Napoli (galleria Umberto) e un altro a Roma (via Veneto) , per reggere la forte mole di lavoro fu acquisita un’altra fornace sempre sulla statale all’altezza di Marina di Massignano (attuale hotel Ambruosi-Viscardi)

 

Negli anni si specializzò nella produzione di mattoncini faccia vista buccia d’arancio (colore rosati e gialli) anch’essi novità per l’epoca perché garantivano isolamento termico e manutenzione nulla.

All’inaugurazione del ‘62 oltre alle varie personalità locali tra cui On.Remo Gaspari presenziò il Ministro dell’industria On. Emilio Colombo. Cessò l’attività a metà degli 80 per problemi di salute dell’ ing. Ulderico Bagalini che morì causa infarto nel ’89. Furono molte le opere caritatevoli, infatti, negli anni di attività la fornace Fiore donò a molte chiese laterizi per la costruzione, tra cui: Sant’Eufemia di Alba Adriatica, quella di Villa Rosa di Martinsicuro, ai Padri Sacramentini di San Benedetto del Tronto e l’ospedale di San Giovanni Rotondo. Proprio per quest’ultima donazione vi è custodito gelosamente nella chiesa San Cipriano a Colonnella un documento scritto di proprio pugno da Padre Pio nel ringraziare la Fornace Fiore e l’Ing. Bagalini per il dono concesso.

Durante i circa 60 anni della sua attività produttiva la fornace Bagalini-Fiore-Pepe (Flajani) assunse complessivamente 411 operai, con una media occupazionale di 45 unità lavorative. È facile dedurre che la sua presenza apportò alla comunità un consistente miglioramento Non solo di carattere economico, ma anche, e forse ancor più, di carattere sociale. Infatti la presenza della fornace nel territorio garantì un reddito mensile sicuro a molte famiglie del territorio. Di conseguenza molte di queste poterono evitare di unirsi all’enorme flusso migratorio che in quei tempi trascinò innumerevoli masse lavorative dalle nostre regioni verso i paesi d’oltreoceano e verso le aree industrializzate dell’Italia settentrionale. È inoltre poterono acquistare un piccolo lotto di terra sul quale gradualmente riuscirono a realizzare il sogno principale di ogni lavoratore, costituirsi una propria cassetta di mattoni e non più di fango e paglia.

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