Teramo, diritto di cronaca negato in Consiglio Comunale

Teramo. Giorno di Consiglio Comunale oggi a Teramo, infuocato, per certi versi, con la vera e propria “cacciata” di una troupe televisiva.

In barba al diritto di cronaca, all’operatore dell’emittente televisiva “VeraTv” è stata infatti negata la possibilità di fare riprese all’interno della Sala Consiliare. Il motivo? C’è già una emittente che riprende la seduta del Consiglio Comunale, altre riprese non sono permesse.

Sbagliato. Riprendere l’intera seduta sarebbe stato sbagliato (e non permesso), non il fatto di girare alcune semplici immagini e poi salutare tutti ed andare via a confezionare il servizio in redazione. Si chiama diritto di cronaca.

Non ha colpe il vigile urbano che ha indicato la porta alla giornalista ed al tecnico dell’emittente, ma chi, ovviamente, ha “dato l’ordine”. Del fatto è già stato messo al corrente l’Ordine dei Giornalisti.

E’ stata negata anche la possibilità di fare foto ad uno storico fotografo di un quotidiano, che ha anche esibito il tesserino, invano.

Riprese negate anche ad una cittadina. Non è andata meglio ad una normale cittadina, che stava riprendendo con il suo telefonino la seduta. Anche in questo caso, il vigile urbano ha invitato la donna ad interrompere la ripresa. Si è mobilitato però il Movimento 5 Stelle: Fabio Berardini e Claudio Della Figliola hanno chiamato la Polizia, arrivata in poco tempo in Municipio.

Gli agenti hanno verbalizzato quanto stava accadendo, mentre il segretario generale Patrizia Scaramazza, regolamento alla mano, annotava sostanzialmente come non vi sia nessuna norma che regoli la possibilità o meno di riprendere la seduta da parte dei cittadini presenti. Una lacuna che, ha garantito, provvederà a colmare.

La presa di posizione del consigliere Pomante. “Nella Newsletter del Garante Privacy, 11-17 marzo 2002, la conferma – spiega il consigliere comunale di opposizione Gianluca Pomante, intervenuto sull’argomento –  le sedute del Consiglio Comunale sono pubbliche e possono essere liberamente riprese e diffuse in ossequio ai principi costituzionali di libertà d’informazione e comunicazione, senza consenso degli interessati, salvo limitazioni imposte da esigenze di riservatezza riguardanti dati sensibili e giudiziari – Insomma, un pasticcio, generato probabilmente da un errore di valutazione. Poiché le sedute sono già assicurate da un’emittente televisiva, dietro pagamento, si è ritenuto non corretto consentire ad altri le riprese. Abbiamo fatto notare che l’assunto avrebbe un senso se fosse  l’emittente a pagare il Comune, non il contrario, avendo tale appalto lo scopo di garantire la pubblicità delle sedute”.

(foto certastampa.it)

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