Corrente elettrica: ancora disagi nel Teramano. Mentre l’Enel paga gli azionisti

C’è chi si appresta a vivere il nono giorno senza luce, vedi Campovalano. Così come c’è chi, dopo un primo sospiro di sollievo con l’arrivo dei generatori, si ritrova ora di nuovo al buio o con un viavai continuo di corrente, vedi Bellante, Casal Thaulero e Notaresco, anche a causa della rottura degli stessi. E c’è anche chi, a Cannelli, dopo aver avuto il riallaccio dell’elettricità dopo otto giorni, ha visto bruciare in un attimo tutti gli elettrodomestici di casa, con una sessantina di famiglie che aggiungono ulteriori danni ai disagi già vissuti.

L’emergenza luce, dunque, non è ancora finita, con i cittadini che sono ormai allo stremo e i sindaci che non sanno più a che santo votarsi.

Dopo le scuse del responsabile del centro area dell’Enel, dunque, non migliora la situazione in tutta la provincia teramana. E se da una parte l’Enel fa sapere che il numero delle utenze scollegate nel Teramano scendono sotto le 3mila unità concentrare in particolare  ad Arsita, Bisenti, Castel Castagna, Castelli, Castiglione Messer Raimondo, Cermignano, Civitella del Tronto, Montefino, Pietracamela (con le riparazioni in programma anche oggi grazie alla presenza di un elicottero che dovrebbero ripristinare altre mille utenze), dall’altra ad esse si devono sommare di volta in volta quelle zone in cui i generatori si guastano o restano senza carburante.

E se, oltre a questo, si viene a sapere che proprio ieri l’Enel avrebbe staccato ai suoi azionisti un assegno pari a circa 900 milioni di euro, come anticipo di dividendo sull’esercizio del 2016 fissato in 9 centesimi per azione, a fatica si riesce a contenere la rabbia.

Per questo motivo Maurizio Donato, ricercatore in Economia politica all’Università di Teramo, Elisabetta G. Rosafio, professoressa ordinaria di Diritto della navigazione, Università di Teramo e Angela Musumeci, presidente del Corso di Laurea Magistrale in Giurisprudenza, Università di Teramo chiedono che Enel rinunci a tale dividendo considerando piuttosto tale somma un anticipo per i danni causati alle popolazioni abruzzesi.

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