Processo Bussi, due giudici al Fatto Quotidiano: “Mai letto gli atti, decisione non serena”

Pescara. Potrebbe essere l’ennesimo choc nell’ambito della già travagliata vicenda della mega discarica di Bussi. Il Fatto Quotidiano riporta le rivelazioni di due componenti la giuria popolare che ha emesso la sentenza al processo per avvelenamento delle acque: “Mai letti gli atti, ci dissero di non condannare Montedison”.

Rimangono anonime ma al giornalista Antonio Massari affermano di essere due delle componenti di quella giuria popolare che lo scorso dicembre pronuncio la sentenza contro la Montedison e i suoi 19 dirigenti accusati di avvelenamento delle acque e disastro ambientale. L’articolo odierno de Il Fatto Quotidiano già smuove il fronte ambientalista, pronto a tornare alla carica sul processo che ha sconvolto la Val Pescara e l’intero Abruzzo, con centinaia di migliaia di persone a interrogarsi se l’acqua bevuta per decenni fosse inquinata e se l’innalzamento di casi di tumori e patologie mortali sia legato strettamente a quelle tonnellate di rifiuti chimici interrati sull’argine del fiume che lambisce le fabbriche di Bussi e arriva all’Adriatico alimentando acquedotti per centinaia di chilometri.

Due donne che hanno partecipato alla Corte d’Assise che il 19 dicembre 2014 si è pronunciata a Chieti assolvendo gli imputati dal reato di avvelenamento delle acque mentre, per il disastro ambientale, la Corte derubricò il capo d’imputazione in disastro colposo. Niente dolo, perchè, riferiscono le due fonti anonime del quotidiano d’inchiesta, non ci sarebbe stata una “decisione serena”.

<<Il 16 dicembre”, riporta Massari, “alcune delle sei giudici popolari, cenano insieme con il presidente della Corte d’Assise, Camillo Romandini, e il giudice a latere, Paolo di Geronimo, in un locale pubblico di Pescara. È un incontro conviviale, a poche ore dalla sentenza e, nell’occasione, tra una portata e l’altra, si discute del processo. “Durante la cena dico: per me il dolo c’è – racconta una delle giudici – e non ero l’unica”. “A quella cena c’ero anche io – conferma un’altra giudice – e anche io sostenevo che, per me, il dolo c’era”. “Noi la cena l’abbiamo organizzata proprio perché volevamo discutere del dolo – aggiunge l’altra – anche perché non eravamo riusciti a leggere nessun atto…”. “In realtà ci era stato già spiegato che non potevamo condannare per dolo… – continua l’altra – volevamo però capire perché il dolo non c’era…”. E qui arriva il punto più controverso della ricostruzione. “Il giudice Romandini ci ha spiegato che, se avessimo condannato per dolo, se poi si fossero appellati e avessero vinto la causa, avrebbero potuto citarci personalmente, chiedendoci i danni, e avremmo rischiato di perdere tutto quello che abbiamo…”. La norma sulla “rivalsa” per i giudici popolari, in realtà, prevede una fattispecie ben precisa: “Rispondono soltanto in caso di dolo” oppure di “negligenza inescusabile per travisamento del fatto o delle prove”. E sia l’accusa, sia l’avvocatura dello Stato, contemplavano il dolo di alcuni imputati nel processo. Abbastanza difficile, insomma, che la responsabilità ricadesse sui giudici popolari>>.

Nonostante la Corte abbia parlato di “giudizio unanime”, le due donne affermano di essersi opposte in Camera di Consiglio alla sentenza poi espressa e di non essere mai riuscite a leggere gli atti dell’inchiesta: “Mai letti”, si legge su Il Fatto Quotidiano, “ci abbiamo provato, li abbiamo chiesti, in un’occasione sembrava potessimo vederli, ma poi non se n’è fatto più niente… Nessuno ce l’ha negato, ma alla fine, questi atti, non li abbiamo mai letti”.

Pronta anche la risposta di Romandini: “Non posso commentare le dichiarazioni dei giudici popolari che si assumono la responsabilità di ciò che dicono. Sono stati messi nelle condizioni di poter decidere. E nella massima correttezza e trasparenza”. Ma le due giudici incalzano: “Siamo disposte a confermare tutto dinanzi ai giudici, se un magistrato ci chiama racconteremo la nostra verità”.

WWF: ESPOSTO ALLA PROCURA

“Le clamorose rivelazioni de Il Fatto Quotidiano – commenta Luciano Di Tizio, delegato Abruzzo del Wwf Italia – meritano un approfondimento. Il Wwf – ricorda – segue questa vicenda sin dall’inizio. Pagammo anche di tasca nostra le primissime analisi sulle acque potabili e rendemmo pubblico il fatto che in quell’acqua erano presenti contaminanti. Siamo nel processo come parte civile e siamo stati presenti in tutte le udienze. La sentenza ci sorprese ma ne prendemmo atto, sia pure con amarezza. Ora emergono inquietanti ipotesi. Solleciteremo il doveroso accertamento dei fatti, a questo punto necessariamente anche con un esposto, perché su questa vicenda non restino ombre di alcun tipo”. L’avvocato Tommaso Navarra, che tutela il Wwf Italia nel processo di Bussi, aggiunge: “Laddove confermate, le dichiarazioni apparse oggi sul Fatto Quotidiano appaiono di assoluta gravita’. Noi abbiamo sempre creduto nella estrema fondatezza in fatto e in diritto delle imputazioni. Le centinaia di migliaia di pagine degli atti processuali sono state la base unica e onesta intellettualmente delle nostre convinzioni. Naturalmente per decidere era ed e’ indispensabile leggere quelle carte. Se non fosse stato fatto sarebbe di una gravita’ assoluta e rispetto a questa ipotizzata evenienza siamo sostanzialmente senza parole. Per come abbiamo sempre fatto – prosegue Navara – continueremo a cercare la verita’ anche rispetto a queste novita’ che fanno vacillare, speriamo a torto, la nostra piena fiducia nei confronti di una giustizia che in questo caso aveva ed ha anche il presidio della giuria popolare. Quanto prima, in tempi rapidi, attendiamo Giustizia. E siamo sempre fiduciosi di ottenerla, a cominciare dall’esito del ricorso per Cassazione depositato dai pubblici ministeri Mantini e Bellelli per l’annullamento proprio della derubricazione del fatto da doloso a colposo con conseguente ritenuta prescrizione”.

M5S: IL MINISTERO MANDI GLI ISPETTORI

“Chiediamo che vengano inviati con urgenza gli ispettori del Ministero della Giustizia presso il Tribunale di Chieti per capire cosa sia successo e di chi siano le responsabilita’. Bisogna accertare se vi siano state indebite pressioni affinche’ il verdetto fosse pilotato verso il disastro colposo cosi’ da far scattare la prescrizione”. I deputati abruzzesi M5S Andrea Colletti, Gianluca Vacca, Daniele Del Grosso e i membri M5S della commissione d’inchiesta sul traffico di Rifiuti si dicono “sconcertati” da quanto e’ successo: “Se i giudici popolari non possono decidere con serenita’, perche’ il presidente della Corte d’Assise li avverte che possono subire rivalse in caso di condanna per dolo – affermano i parlamentari – non c’e’ esercizio della Giustizia, ma indebite pressioni. Si deve assolutamente andare a fondo su questa vicenda, perche’ altrimenti i grandi colossi economici possono dettare il corso delle sentenze a discapito di tutti i cittadini, devastando l’ambiente e rimanendo impuniti. Chiederemo, inoltre, di audire in commissione d’inchiesta sul traffico di Rifiuti, i giudici popolari per ascoltare la loro versione dei fatti”. “Se queste accuse dovessero rivelarsi fondate, l’intero processo si rivelerebbe una farsa”, aggiunge la consigliera regionale Sara Marcozzi, “.Il M5S anche in Consiglio Regionale chiederà al Presidente D’Alfonso di prendere una posizione netta e decisa nei confronti questa incredibile vicenda”.

MESSINA (IDV): INTERVENGA ORLANDO

“Se fosse confermato quanto scritto dal Fatto Quotidiano, allora chiedero’ al ministro della Giustizia di intervenire personalmente. I cittadini meritano chiarezza su una vicenda drammatica e dolorosa, che ha segnato indelebilmente un territorio e un’intera popolazione”. A dirlo in una nota il segretario nazionale dell’Italia dei Valori Ignazio Messina, che ha altresi’ preannunciato il deposito di un’interrogazione parlamentare del partito e l’avvio di un’ispezione dei propri parlamentari Davico e Formisano. “Lo Stato ha il dovere di fugare ogni ombra – ha osservato – e noi dell’Idv lotteremo, fuori e dentro le aule parlamentari, per tenere sempre alta l’attenzione su questo caso ed evitare in ogni modo che l’intera vicenda, dopo l’iniziale clamore mediatico, cada nel dimenticatoio come, purtroppo, gia’ troppe volte accaduto nella storia d’Italia”.

 PEZZOPANE: RIAPRIRE IL PROCESSO

“Chiediamo al governo, e in particolare al ministro della Giustizia Orlando e al ministro dell’Ambiente Galletti e al Csm di intervenire per verificare le notizie pubblicate oggi da ‘Il Fatto’ “. Lo dice la senatrice del Pd Stefania Pezzopane. “Se le notizie di oggi fossero confermate – prosegue Stefania Pezzopane – sarebbe necessario riaprire il processo con un nuovo collegio giudicante, la Procura dovrebbe ascoltare al piu’ presto la testimonianza delle giudici popolari che hanno rivelato al Fatto Quotidiano comportamenti gravissimi dei magistrati togati. E anche il Csm dovrebbe prendere provvedimenti. In ogni caso e’ necessario fare piena luce ed e’ per questo che sto presentando un’interrogazione parlamentare”.

 

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