Sulmona, in 12mila per dire no alla centrale Snam

Sulmona. Dodicimila e 400 istituzioni ed organizzazioni da tutta Italia in corteo per dire No alla centrale, al gasdotto e ai progetti “fossili” e SÌ alle opere utili, da quelle necessarie all’abbandono degli idrocarburi al risanamento del territorio, dalla valorizzazione delle nostre bellezze alla prevenzione anti-sismica, a partire da scuole ed ospedali.

 

 

Una marea umana (stimati tenendo conto della lunghezza del corteo, della larghezza delle strade e dell’indice di occupazione del suolo), oltre ogni più rosea aspettativa, tantissimi cittadini e quasi 400 istituzioni ed organizzazioni (391 pr la precisione), chiamati a raccolta dal Coordinamento No Hub del Gas Abruzzo in una manifestazione che ha assunto una portata nazionale, hanno sfilato oggi in maniera festosa in un lungo corteo per le vie di Sulmona in Abruzzo per dire No alla Centrale di Compressione SNAM, al “Gasdotto dei Terremoti”, il Sulmona – Foligno, e in generale alla trasformazione del Belpaese nell’Hub europeo del Gas, con decine di progetti di gasdotti, stoccaggi e pozzi di estrazione avviati in quasi tutte le regioni italiane.

Dalla diocesi con in testa il vescovo Fusco a oltre 60 comuni, con tanti sindaci con fascia tricolore e gonfalone, compresi sindaci umbri, marchigiani e NoTap pugliesi oltre a quelli abruzzesi, dai rappresentanti della Regione Abruzzo a quelli dei principali movimenti politici, dalle associazioni nazionali e locali a tutte le sigle sindacali, dai tantissimi operatori economici a quelli culturali, e soprattutto, da migliaia di semplici cittadini è salito un grande coro “Basta opere dannose e inutili imposte, stop ai progetti fossili, vogliamo efficienza, risparmio e rinnovabili e le buone opere, il risanamento e la valorizzazione del territorio, delle bellezze naturali e culturali, e la prevenzione sismica, a partire da scuole e ospedali”.

 

È incredibile che il Governo, peraltro dimissionario e sconfitto, si muova con solerzia e zelo a favore di Snam pensando di imporre il “Gasdotto dei terremoti”, che attraverserebbe ben tre crateri, L’Aquila, Amatrice e Norcia, nonché la Valle Peligna, una delle aree a maggior rischio sismico europeo. Snam sostiene che non ci sono rischi; peccato che dimentichi tutti gli incidenti che si susseguono in questi impianti, a partire dall’esplosione con 11 feriti avvenuta nel 2015 al gasdotto a Pineto. Si pensa all’enorme e costosissimo cantiere che attraverserebbe queste aree dimenticando tutto quello che vi è attorno!

 

Le emissioni in atmosfera della Centrale di Compressione di Case Pente a Sulmona (107,7 tonnellate/anno dichiarate da SNAM solo di dannosi ossidi di azoto con le polveri connesse, quasi 100 tonnellate/anno), inoltre, sono del tutto inaccettabili per l’impatto sulla salute in una valle chiusa e in una nazione che è in procedura d’infrazione proprio per la qualità dell’aria.

Un progetto che in realtà è solo un tassello della strategia unitaria di trasformare l’Italia in un polo logistico delle fossili per i prossimi decenni, nonostante i consumi italiani siano calati rispetto all’anno di picco del 2005 e la rete nazionale sia dunque sovradimensionata. L’interesse è costruire grandi opere, dai gasdotti come TAP e i 600 km della rete Adriatica, dagli stoccaggi a nuovi pozzi di estrazione in Adriatico e sulla terraferma, e, magari, fare import-export verso il Nord Europa. Progetti che in larga parte ricadono sulla bolletta degli italiani, con ulteriore beffa.

La tecnologia e l’urgenza dei drammatici cambiamenti climatici sta imponendo una transizione diretta e veloce verso risparmio, efficienza e rinnovabili. Anche dal punto di vista industriale sarebbe un errore madornale lanciare il paese sul binario dell’energia del passato.

La manifestazione di Sulmona e le mobilitazioni che seguiranno sono la prosecuzione delle lotte contro le trivelle partita dalla vittoriosa campagna contro la piattaforma Ombrina. L’abbandono delle fossili non si fa solo a chiacchiere per poi favorire tutti i giorni le lobby di petrolieri ed affini. Le singole persone possono fare tanto con scelte di ogni giorno ma è la politica che deve risolvere i problemi strutturali abbandonando i progetti errati contrari all’Accordo di Parigi e penalizzando in ogni modo le fossili. Servono scelte chiare nel nuovo Parlamento e dal prossimo governo. I cittadini lo chiedono a gran voce.

 

La posizione della Snam. Snam esprime rispetto e considerazione per tutte le legittime posizioni provenienti dai territori nei quali opera, specie se espresse in modo civile e partecipato come oggi a Sulmona, e conferma la propria intenzione di dialogare e confrontarsi con cittadini e istituzioni locali per fornire maggiori chiarimenti, anche rispetto a informazioni non corrette circolate nelle ultime settimane, e per dimostrare l’utilità del proprio progetto per l’Abruzzo e l’Italia.

 

Il progetto è in linea con quanto previsto dalla Strategia energetica nazionale, in un contesto di aumento dei consumi, ed è necessario per portare il gas naturale alle famiglie e alle industrie del nostro paese. Il gas naturale può svolgere un ruolo importante nel percorso di decarbonizzazione dell’Italia grazie ai nuovi utilizzi in vari settori come i trasporti e alla diffusione del biometano, gas al 100% rinnovabile che può essere immesso nelle infrastrutture esistenti.

 

Snam ribadisce che le proprie opere non comportano pericoli per la sicurezza e per la salute delle persone: i gasdotti sono infrastrutture essenziali per il trasporto del gas dai punti di importazione ai vari luoghi di consumo del nostro paese, sono compatibili con l’ambiente e non hanno mai subito incidenti o interruzioni nel corso dei terremoti verificatisi negli ultimi decenni in Italia e all’estero. Nel solo Abruzzo, peraltro, sono già da tempo in esercizio 1.000 km di metanodotti; in particolare Sulmona è raggiunta da due gasdotti delle stesse dimensioni di quello in progetto.

 

I gasdotti sono completamente interrati e non danneggiano i territori, che vengono tutelati e protetti da capillari operazioni di ripristino delle condizioni originarie al termine di ogni scavo; sui terreni sarà possibile riprendere tutte le attività precedentemente svolte, anche per le coltivazioni agricole esistenti comprese quelle ad alto fusto.

 

Per quanto riguarda l’impianto di Sulmona, Snam ribadisce che si tratta di un insediamento simile ad altri 11 già esistenti in Italia, a basso impatto ambientale, con emissioni di polveri sottili direttamente derivanti dalle turbine pari a zero o talmente trascurabili da essere considerate nulle e con emissioni di ossido di azoto e monossido di carbonio abbondantemente al di sotto dei limiti di legge.

 

 

 

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