Tooteko: e gli oggetti si animano in forma trimidensionale

tootekoC’è almeno un sogno nel cassetto della tecnologia: rendere le opere d’arte “parlanti” realmente accessibile a tutti. Al momento sono pensate per i non vedenti, ma non mettiamo ali all’immaginazione.

La startup è nata dalla tesi del master in Architettura digitale di Serena Ruffato. Si chiama “Tooteko” il digital device che spinge le persone ad abbandonare lo schermo e ad esplorare il mondo, toccandolo.E si chiede insistentemente “come sarebbe il mondo se gli oggetti potessero parlare?” A rispondere ci pensa l’idea d’impresa di Serena Ruffato, architetto ventiseienne con il pallino per l’accessibilità, e Fabio D’Agnano, esperto di modellazione tridimensionale e prototipazione rapida.

E se allo Iuav di Venezia ha elaborato un modello tattile di una facciata del Palladio a Venezia, la loro creatività non si ferma certo qui.

La “mission” di “Tooteko” è animare gli oggetti che ci circondano e aggiungere una nuova dimensione alla realtà. Ma con quale strategia rende possibile ciò? La nuova tecnologia si avvale dell’utilizzo di una coppia di ultrasuoni in grado di rilevare la posizione di un dito, all’interno di una superficie, e di rispondere con un segnale audio, qualora venga toccata una posizione nota.

Pensato come implementazione della piattaforma open source Arduino, “Tooteko” applica semplicemente una traccia audio agli oggetti atta a rendere cliccabile e interattiva qualsiasi superficie.

Il pallino della start up è aiutare i disabili visivi a ottenere informazioni sull’aspetto degli oggetti, offrendo anche un nuovo supporto didattico per insegnare ai bambini a leggere e a scrivere e creare nuovi dispositivi che sostituiscano i comuni interruttori per accendere e spegnere la luce.

Ma queste sono appena alcune delle declinazioni che potrebbero essere applicate a “Tooteko”.

Sono avviati contatti tra la start up e le istituzioni. Uno dei prototipi sarà prono a settembre e testato anche grazie alla collaborazione con l’Istituto dei Ciechi di Milano.

“Ci siamo resi conto che in questo modo l’arte arriva comunque solo a poche persone, noi non vogliamo fare il museo per i ciechi ma vogliamo rendere l’arte accessibile ovunque a un vasto pubblico, in spirito design for all» spiega Fabio D’Agnano cofondatore di “Tooteko”.

E a quale diavoleria ancora han pensato? Ebbene a un secondo prodotto, rendendo leggere ed economiche schede termoformate che riproducono le forme dell’opera. Usando usato uno smartphone (in alternativa anche il tablet), questo diviene un sensore grazie al sistema Nfc, ossia un’applicazione che legge la posizione della mano che esplora i rilievi e restituisce contenuti audio pertinenti.

Diavolo di una start up!

Il modello di business prevede la gratuità dell’app, mentre saranno a pagamento le singole schede di contenuto.

 

Mariantonietta Sorrentino


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