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Economia e Finanza

Questi bonifici attirano i controlli dell’Agenzia delle Entrate: fatti furbo, fai così e ti metti al sicuro

Tantissimi sanno ormai fare in autonomia bonifici online, è però bene prestare attenzione, alcuni di questi possono spingere l’Agenzia delle Entrate a fare controlli.

Il tempo che molti di oi hanno a disposizione tra impegni di lavoro e familiari è spesso davvero poco, per questo può diventare difficile riuscire a ritagliarsi anche solo pochi minuti per alcune commissioni. È anche per questo che ormai sempre più raramente si sceglie di recarsi personalmente in banca, a meno che non si abbia la necessità di discutere della propria situazione finanziaria con un consulente.

Fare bonifici online è ormai diventato una consuetudine – Abruzzo.cityrumors.it

Operazioni come i bonifici possono infatti essere eseguite online senza troppa difficoltà un po’ da tutti grazie a un servizio utile come l’home banking. Si tratta infatti semplicemente di seguire la procedura prevista, che è stata semplificata ormai da tutti gli istituti di credito, così da venire incontro anche a chi non ha grande pratica con il web.

Quando si decide di agire in questo modo è comunque bene essere cauti, alcune di queste attività possono destare sospetti nell’Agenzia delle Entrate e potrebbero portare a subire situazioni spiacevoli.

Fai spesso bonifici online? L’Agenzia delle Entrate ti controlla

È consuetudine di molti pensare che ognuno possa utilizzare il proprio denaro come meglio desidera, per questo raramente si pensa di poter essere oggetto di controlli quando si effettuano uno o più bonifici online. In genere si agisce quindi senza pensarci troppo, pensando di non andare incontro ad alcun problema se si hanno soldi a disposizione.

In realtà, non è detto che sia così, l’Agenzia delle Entrate funziona come un grande occhio che vigila sulle nostre azioni, per questo potrebbe far scattare accertamenti qualora notasse qualcosa di poco chiaro. Questo si verifica soprattutto in seguito ad alcuni comportamenti che possono essere ritenuti “sospetti”.

I controlli dell’Agenzia delle Entrate mettono in ansia un po’ tutti – Foto | ANSA – Abruzzo.cityrumors.it

L’art. 19 del D.Lgs. n. 231/2007 si riferisce proprio alla necessità di operare contro ogni forma di riciclaggio, per questo si preferisce mettere in atto una serie di verifiche anche quando apparentemente la situazione potrebbe risultare “normale”.

È prevista infatti una segnalazione in automatico alla UIF (Unità di Informazione Finanziaria) quando una transazione supera determinati importi stabiliti dalla legge. Non è infatti consentito andare oltre i 5 mila euro, sia in contante che attraverso bonifici. Se invece i bonifici sono destinati a conti esteri, il limite sale a 15 mila euro. Un ragiona,ento simile può essere fatto invece quando i movimenti di denaro su un conto corrente superano i 10 mila euro nello stesso mese, a quel punto è la banca stessa a contattare il cliente e a chiedere chiarimenti a riguardo.

Non si deve poi mai trascurare l’importanza delle causali, che servono a capire quale sia il fine per cui si sta effettuando l’operazione, così da evitare equivoci. Si dovrebbero evitare parole come donazione“, “prestito“, “scommesse“, “contanti“, “denaro per lavoro in nero“, “soldi non dichiarati“, “pagamento per droga” e “tangente” , che potrebbero far pensare ad attività illegali, anche se il fine sarebbe un altro.

L’Agenzia delle Entrate potrebbe inoltre essere interessata a saperne di più se dovesse notare pagamenti fatti con regolarità a uno stesso destinatario. Questo farebbe pensare a una sorta di “stipendio” nonostante magari si voglia dare una mano a qualcuno di caro. Nel primo caso, però, ogni forma di pagamento dovrebbe essere oggetto di tassazione, per questo la verifica è dovuta.

Occhio inoltre alle donazioni tra privati, comprese quelle che possono essere fatte tra parenti, magari per dare sostegno in un periodo di difficoltà. Queste per legge sono esenti da imposte, ma devono essere soggette ad aliquote il cuo importo varia a seconda del grado di parentela.

Qualora invece il beneficiario sia una persona portatrice di handicap, l’imposta viene applicata solo sulla parte che supera 1.500.000 euro, indipendentemente dal legame di parentela. In tutti i casi è però necessario presentare documentazione apposita, come un atto notarile o una scrittura privata, così da evitare possano sorgere contenziosi con il Fisco.