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Economia e Finanza

Liquidazione TFS: questi comuni errori in busta paga ti mettono nei guai

Attenzione ai possibili errori in busta paga che possono andare ad influenzare il TFS. Cosa può succedere alla buona uscita? 

L’indennità di buonuscita è una somma di denaro che viene a costituirsi anno dopo anno accantonando specifiche somme da erogare, tutte insieme, non appena il rapporto lavorativo verrà a concludersi. Essa riguarda sia il settore pubblico che privato e viene rispettivamente chiamata TFS e TFR, solitamente la si richiede nel momento in cui si va in pensione.

Che così il TFS e chi lo può ricevere -Abruzzo.cityrumors.it

Ricevendo dunque un vero e proprio tesoretto grazie al quale far fronte ad una ricca serie di spese ma da utilizzare anche per concedersi qualche sfizio.

Se ne può però, durante la carriera lavorativa, chiedere anche un anticipo sulla base di specifiche regole e da impiegare per ragioni altrettanto specifiche, dal mutuo al pagamento di esami o interventi medici. In tale contesto è importante verificare quali sono gli errori in busta paga che possono andare ad influenzarlo pregiudicandone la correttezza.

TFS non corretto? Gli errori in busta paga da conoscere

Con TFS si fa riferimento al trattamento di fine servizio: si tratta di un’indennità corrisposta ai dipendenti pubblici statali assunti prima del1° gennaio 2001. A differenza del TFR esso si basa sull’ultima retribuzione annua del dipendente pubblico e questo lo rende solitamente più favorevole, in termini di importo, rispetto al primo.

Errori di calcolo della pubblica amministrazione e TFS errati, cosa succede -Abruzzo.cityrumors.it

Non sempre gli importi erogati sono corretti: ne è la prova il caso che coinvolge la Corte Costituzionale che dovrà pronunciarsi in merito alla concessione all’Inps di un anno per andare a rettificare le liquidazioni di buonuscita, rivolte ai dipendenti civili e militari dello stato, considerate errate. L’ordinanza è quella del 27 aprile 2021 della Corte d’Appello di Roma.

La questione riguarda dunque la legittimità costituzionale relativa al solo anno di tempo concesso all’ente previdenziale per recuperare le somme erogate in maniera indebita a seguito di errori dovuti alla PA, il tutto rettificando i calcoli. Infatti a differenza di quanto avviene nel settore privato (nel quale il datore di lavoro è tenuto ad erogare il TFR), nel caso di quello pubblico non vi è coincidenza tra datore di lavoro e soggetto obbligato a pagare il TFS.

Ed entrando nel merito del settore statale che riceve l’indennità di buonuscita, la legge prevede che sia  l’amministrazione di appartenenza del dipendente a trasmettere un ‘progetto di liquidazione’ all’Inps.

Nel caso di un errore di calcolo dell’indennità di buonuscita però il provvedimento, come stabilito dall’articolo 30 del DPR 1032/1973 verrà revocato oppure rettificato o modificato entro il termine di un anno dalla data di emanazione del provvedimento. Questo però potrebbe rendere impossibile per l’Inps recuperare la cifre eccedenti. Da qui l’attesa di un giudizio da parte della Cassazione.