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Caos TV tra “banda 700” e DVB-T2, saremo davvero costretti a buttare i nostri televisori ?

Da qualche giorno circola una notizia secondo la quale una norma europea vorrebbe imporre un nuovo “switch off” per passare allo standard di trasmissione DVB-T2, il che renderebbe immediatamente obsoleti la maggior parte dei nostri televisori; le cose in realtà stanno in maniera  leggermente diversa, cerchiamo quindi di fare chiarezza.

Stando a quello che riportano alcuni media nazionali, l’Europa vuole imporci di passare a un nuovo standard di trasmissione televisiva, il DVB-T2, purtroppo la maggior parte dei televisori nelle nostre case non è in grado di supportarlo e la soluzione, come già accaduto al momento del passaggio dall’analogico al digitale, sarebbe l’aggiunta di un decoder esterno o al limite l’acquisto di un nuovo televisore.

La notizia ha ovviamente causato le ire dei consumatori, che si vedrebbero nuovamente costretti a delle spese non preventivate per aggiornare o sostituire televisori che magari sono stati acquistati da pochi anni se non da pochi mesi. In realtà i fatti stanno in maniera sensibilmente diversa, cerchiamo quindi di capire come stanno realmente le cose.

L’antefatto

Era da tempo noto che la banda di trasmissione compresa tra i 694 e i 790 Mhz, comunemente detta “banda 700”, oggi utilizzata dalle trasmissioni televisive, sarebbe dovuta passare ai gestori telefonici che la utilizzeranno per le reti di nuova generazione 4G e per il futuro 5G. Consapevole di questa necessità, la Commissione Europea, anni fa commissionò uno studio che individuasse tempi e modi del passaggio di mano della banda 700, cercando di compendiare le necessità degli operatori televisivi, telefonici e ovviamente degli utenti; i risultati dello studio furono presentati nel 2014 con il “Rapporto Lamy” dove era esplicitamente previsto che il passaggio sarebbe dovuto avvenire  nel 2020, con al massimo due anni di tolleranza, in più o in meno per i singoli paesi.

La situazione attuale

In seno alla commissione europea è stata presentata una proposta di legge che elimina i due anni di tolleranza rendendo quindi il 2020 la deadline tassativa per liberare la banda 700; le ragioni di questa accelerazione sono dovute al fatto che la domanda di connessione dati in mobilità sta crescendo in maniera esponenziale, mentre la domanda di contenuti televisivi non avrà incrementi di questo tipo dato che già da anni le trasmissioni si stanno spostando su piattaforme alternative come il satellite o la stessa rete dati, basti pensare a servizi di grande successo come Netflix o Sky.

L’equivoco sullo standard DVB-T2

L’Europa ci chiede solo di liberare la banda 700 entro il 2020 e non prescrive assolutamente nulla relativamente al nuovo standard di trasmissione, ogni nazione è libera di utilizzare lo standard che preferisce tanto che altri paesi, più lungimiranti, stanno cominciando già in questi giorni le manovre per liberare la banda 700 senza per questo causare problemi ai cittadini; la Francia, ad esempio, ha scelto di rimanere sul vecchio standard DVB-T ( lo stesso attualmente utilizzato in Italia) modificando però la codifica da Mpeg2 a Mpeg4, l’operazione è partita lo scorso 5 aprile è sarà quasi completamente  indolore per gli utenti, visto che lo standard di trasmissione non è stato cambiato e la nuova codifica Mpeg4 è compatibile anche con molti dei televisori più datati, tanto che è stato calcolato come circa il 90% dei televisori presenti nelle case transalpine non avrà alcun problema di compatibilità.

La situazione italiana

Ragioni tecniche che non approfondiremo in questa sede, non permettono di liberare la banda 700 mantenendo l’attuale meccanismo di trasmissione completamente immutato, tuttavia esempi come quello francese dimostrano che una transizione largamente indolore è in realtà possibile e la responsabilità di trovare il sistema più adatto compete al governo italiano.

Al contrario di quanto riportato da alcune testate, non è quindi vero che per liberare la banda 700 sia obbligatorio passare al DVB-T2 e tanto meno è vero che a imporre il passaggio sia l’Europa. La soluzione del DVB-T2 è un’ipotesi tutta italiana che, scaricando tutti i costi sui cittadini, fa gli interessi di alcune lobby, non ultime le emittenti televisive e i produttori di televisori.

Purtroppo, allo stato attuale l’orientamento del governo italiano sembra essersi “fissato” sul  DVB-T2  e, a quanto pare, l’ Italia sta semplicemente cercando di trattare con l’ Europa sul ripristino della scadenza per lo switch off al 2022, una soluzione che, ancora una volta, non fa altro che rimandare il problema lasciando comunque tutti i costi della transizione a carico dei cittadini.