L’evento chiamerà a raccolta rappresentanti della comunità scientifica internazionale assieme a esponenti delle agenzie scientifiche finanziatrici, che si confronteranno nella sala Enrico Fermi dei LNGS: saranno oltre duecento gli scienziati coinvolti, di cui circa cinquanta in presenza, provenienti da Italia, Stati Uniti, Canada, Germania, Gran Bretagna, Francia, Spagna, Polonia, Olanda, Svizzera, Israele, Cina, Giappone, Russia e Ucraina.
Il doppio decadimento beta senza emissione di neutrini è un rarissimo (ipotetico) fenomeno la cui rivelazione avrebbe profonde implicazioni per la fisica delle particelle elementari e per la cosmologia. Tale processo necessita che il neutrino coincida con la sua antiparticella, e la sua scoperta potrebbe anche contribuire a spiegare perché viviamo in un universo fatto di materia anziché di antimateria.
Scopo principale della tre giorni di full immersion è l’individuazione di una strategia comune per le ricerche in questo campo. La discussione si concentrerà in particolare sulla prossima generazione di esperimenti ad alta sensibilità e sulle infrastrutture sotterranee che dovranno ospitarli.
Ai LNGS sono attualmente già presenti esperimenti che, utilizzando diverse tecnologie, sono alla ricerca di questo raro fenomeno. E ora i Laboratori si candidano a ospitare uno o più esperimenti di nuova generazione.
“Pur essendo passati quasi 100 anni dalla sua “nascita”, sappiamo molto poco del neutrino e il processo del doppio decadimento beta, se osservato, porterebbe a una svolta nella comprensione della natura di questa elusiva particella”, dichiara Ezio Previtali, direttore dei Laboratori del Gran Sasso. “Sono molto soddisfatto che questo evento, che unisce gli sforzi delle due sponde dell’Atlantico, si tenga nelle nostre strutture. I LNGS sono sicuramente uno dei laboratori internazionali più qualificati a ospitare questa nuova generazione di esperimenti”, conclude Previtali.
L’evento sarà il primo a livello internazionale a essere ospitato dai Laboratori Nazionali del Gran Sasso dall’inizio dell’emergenza COVID e, seppur con le limitazioni per la prevenzione del contagio e per il dovuto rispetto della normativa nazionale ed europea, costituisce senz’altro un segnale di ritorno alla normalità per le nostre strutture di ricerca e per il nostro territorio.