Federico Caffè, convengo a Pescara nel centenario della nascita

Pescara. A cent’anni dalla nascita di Federico Caffè, insigne economista pescarese, la Fondazione Edoardo Tiboni per la cultura in collaborazione con l’Università della Liberetà Federico Caffè ha promosso un convegno per celebrare la figura di quest’eclettico intellettuale di formazione keneysiana, scomparso nell’87.

Il convegno, svoltosi lo scorso sabato 1 febbraio presso il Mediamuseum di Pescara, ha registrato la partecipazione di relatori provenienti dal mondo accademico, nonché dalle fila dell’economia e della politica: sono infatti intervenuti Dante Marianacci, scrittore e dirigente culturale del Ministero per gli Affari esteri; l’onorevole Gianni Melilla, pubblicista e coordinatore regionale di Sel; Pierluigi Ciocca, storico dell’economia ed ex vice-direttore generale della Banca d’Italia; Marcello De Cecco, economista e docente alla Luiss di Roma; Giuseppe Amari, sindacalista Cgil e funzionario presso la Fondazione Giuseppe Di Vittorio di Roma; Giacomo D’Angelo, saggista e pubblicista free-lance . Erano inoltre presenti la senatrice Federica Chiavaroli, nonchè il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giovanni Legnini, intervenuti rispettivamente ad apertura e chiusura dei lavori. Moderatore del convegno, il giornalista Franco Farias.

FEDERICO CAFFE’: L’INTELLETTUALE E L’UOMO
Federico Caffè, intellettuale e uomo dalla personalità eclettica: questi gli aspetti emersi durante l’incontro svoltosi sabato scorso nella Sala Flaiano del Mediamuseum, dove è stata altresì allestita una piccola mostra libraria e documentaria sul noto economista italiano. Nato a Pescara cent’anni fa e vissuto a Roma, dove è stato professore universitario di Politica economica e finanziaria, Federico Caffè è stato descritto come un lucido osservatore della realtà che lo circondava, oltre che un precursore dei suoi tempi. Chi lo ha conosciuto ed apprezzato ne traccia un profilo chiarissimo: era un profondo estimatore, nonché divulgatore delle dottrine dell’economista britannico John Maynard Keynes, con il quale condivideva l’idea della necessità dell’intervento dello Stato in ambito economico per far fronte al problema della disoccupazione. “Un economista dichiaratamente di sinistra”, è stato definito, contrario alle logiche del liberismo selvaggio e pronto ad accogliere ogni contributo scientifico fecondo d’innovazione. Le sue ricerche, svoltesi prevalentemente nell’ambito della distribuzione dei redditi, si proponevano l’obiettivo di connettere tutti gli aspetti del Welfare al fine di rendere possibile una più elevata soglia di occupazione e benessere sociale. Intellettuale simpatizzante di alcune teorie marxiste, Federico Caffè aveva un rigoroso concetto della propria deontologia professionale: secondo lui era infatti indispensabile che uno studioso, nel momento stesso in cui abbracciava una determinata teoria, fosse pronto a metterla in discussione con altrettanti argomenti di contraddittorio. “Con gli interlocutori di sinistra tendeva ad esprimere teorie di destra, mentre con gli interlocutori di destra, Caffè esprimeva concetti di sinistra: tutto questo per ristabilire il giusto equilibrio”, è stato detto di lui. Il fine di Federico Caffè era infatti quello di pervenire ad una formazione intellettuale che fosse più completa possibile, atta a maturare, specie nei suoi allievi, la consapevolezza che è piuttosto limitante sostenere la propria ideologia, mentre s’ignora tutto il resto. Assiduo collaboratore editoriale, il noto economista pescarese ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate, quali ‘Il Messaggero’ e ‘Il Manifesto’di Roma, ‘L’Ora’ di Palermo, ed ha anche svolto l’attività di consulente per l’economia presso la Casa editrice ‘Laterza’. Le attente analisi sull’attualità economica esposte da Federico Caffè sono da considerarsi valide ancora oggi: Caffè è infatti stato uno dei primi economisti italiani a parlare e scrivere di globalizzazione, nel 1980, tanto da guadagnarsi l’appellativo di ‘economista scomodo’. Ad incrementare la complessità della sua figura contribuisce, inoltre, la delicata questione della sua scomparsa, avvenuta ventisette anni fa: Caffè viveva a Roma con il fratello Alfonso, professore di Lettere all’Istituto Massimo di Roma; la notte tra il 14 e il 15 aprile del 1987, l’economista si allontanò dalla propria abitazione per non farvi mai più ritorno. Diverse le ipotesi riguardo alla sua scomparsa: quella ritenuta più plausibile individua nella forte solitudine di Federico Caffè la causa di un presunto suicidio, che sarebbe stato premeditato e pianificato dall’economista con modalità tali da rendere impossibile persino il ritrovamento del suo corpo. “Io sono tutto cervello”, era solito dire agli amici più cari, “se perdo questo, non sono più niente”.
Daniela Palmieri

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